Monte Corchia e il bivacco Lusa-Lanzoni. Un’idea bellissima!

Lui si chiama Filippo e su Instagram lo trovate come the.walkingbear

Ancor prima di iniziare eravamo certi che la condivisione e la partecipazione al nostro progetto con proposte e idee da parte vostra fosse fondamentale per poter crescere e in certi casi offrire stimoli. Stavolta non avremmo potuto trovare esempio più calzante di questo.

Filippo, infatti, ha messo sul piatto una proposta imperdibile per tutta la dirigenza del Parco delle Alpi Apune e non solo. In un post pubblicato di recente sulla sua pagina Instagram riflette su come il bivacco Lusa-Lanzoni, sulla cima del monte Corchia, potrebbe rinascere dalle ceneri e diventare un’attrazione per i turisti e tutti gli appassionati della montagna.

Prima, però, un po’ di storia. Il piccolo rifugio (poco più di una baracca) è situato a circa 1630 m e grazie alla sua posizione domina tutto il panorama circostante. La struttura metallica era destinata a dar riparo agli speleologi che lavoravano al vicino Abisso Fighiera. Fu costruita nel 1978 come “capanna speleologica” dalla sezione speleo di Faenza.

Progettata e costruita interamente a Faenza venne montata in loco con l’aiuto di diversi altri gruppi speleo e fu dedicata alla memoria di Antonio Lusa di Faenza (morto nel 1977) e di Ennio Lanzoni di Imola (morto nel 1976). Le condizioni in cui versa oggi sono dovute all’incendio che l’ha colpita nell’aprile del 1994, dopo la chiusura temporanea delle cave dei Tavolini. I fatti risalgono al tempo della “guerra” tra cavatori e speleologi e proprio sui primi ricaddero i sospetti.

A noi non interessa sapere chi è stato o perché, ma sapere se c’è qualcuno disposto ad ascoltare l’idea di Filippo e passare ai fatti.

E se questo “bivacco” in questa posizione, a nido d’aquila, così strategica, con una vista così mozzafiato a 360º ᴛᴏʀɴᴀssᴇ ɪɴ ᴠɪᴛᴀ?

Magari tutto di vetro, con la possibilità di poter ammirare dal suo interno tramonti ed albe anche durante la stagione più fredda.

E provate ad immaginarvi se anche avesse il tetto di vetro per poter ammirare il cielo stellato…
ed il tutto ad impatto ambientale zero!

 

Del resto non sarebbe la prima volta. Al nord, infatti, queste strutture sono già una realtà consolidata, capace di far vivere la montagna in maniera totalmente diversa e diciamocelo, il recupero del bivacco, da parte dello stesso Parco magari, potrebbe essere il primo passo per la nascita di una serie di strutture simili su ogni vetta delle Apuane.

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