Avventura tra i ghiacci della Val Travenanzes, un altro esempio da seguire

Sperduti in una valle nei pressi di Cortina D’Ampezzo abbiamo capito dove arrivano le potenzialità del mondo digitale applicato alla promozione del territorio.

Cos’è, in parte, il turismo? Non è forse l’essere disposti a fare centinaia di chilometri per poter vedere, vivere un posto che ci piace, provare un’attività che ci appassiona o degustare un vino o un prodotto tipico? Potenzialmente non sarebbe troppo sbagliato dire che una fetta enorme di economia per certi territori si regge sulla costante volontà delle persone di raggiungere un meta dove possono concretamente entrare in contatto con la propria passione.

Se si parla di turismo esperienziale, allora, tutto si riduce ancora di più al concetto sopra riportato e da qui si può capire non solo come strutturare, offrire e comunicare questo tipo di offerta, ma, soprattutto, fino a che punto valga la pena spingersi. In queste righe vi riportiamo l’esperienza vissuta tra le cascate di ghiaccio della Val Travenanzes e più in particolare quello che abbiamo capito in merito al concetto di digitalizzazione del territorio.

Dove siamo finiti?

La Val Travenanzes, in provincia di Belluno, è una valle lunga circa 10 km solcata dall’omonimo torrente ed esposta principalmente a nord. Questa zona è compresa fra il gruppo delle Tofane a est e cime di Fanes, Lagazuoi e Furcia Rossa a ovest. Dalla Garfalandia dista 425 km e la rotta vede come destinazione la famosissima Cortina d’Ampezzo. Insomma, non proprio dietro l’angolo per un weekend, ma non è questo il punto.

Il punto è che una volta raggiunta Cortina si prosegue in auto dopo il paese per qualche centinaio di metri prima di parcheggiare l’auto e da qui in poi… gambe in spalla. Per arrivare nel cuore di questo paradiso incontaminato e selvaggio ci sono almeno 2 ore di marcia e se nello zaino avete l’attrezzatura da alpinismo e quella per bivaccare sembrerà di mettercene 4.

Perché fare tanta strada?

Senza girarci intorno, vi diciamo che questa valle è il paradiso per tutti gli appassionati di arrampicata su ghiaccio. Qui si formano puntualmente cascate di ghiaccio che si sviluppano anche per oltre 100 metri e l’esposizione fa sì che perdurino per svariate settimane. Anche se non ve ne importa niente della disciplina si tratta di spettacoli naturali che vale la pena vedere almeno una volta nella vita.

 

Ma voi vi starete chiedendo: una valle isolata, senza strutture di alcun tipo, un freddo cane, mille imprevisti, ecc; come ha fatto questo posto a diventare una meta turistica tanto apprezzata e soprattutto invitante? Mettetevi comodi signori e signore, il bello arriva adesso.

Conoscere prima di arrivare

Diciamo che una spedizione del genere alla cieca sarebbe un mezzo suicidio e per affrontare uscite del genere è necessario avere il massimo livello di informazioni possibile prima di partire, in modo da programmare tutto alla perfezione. Ed è qui che entra in scena la guida (a cura di Versante Sud) che riporta ogni angolo di questa zona in modo organizzato.

Come si vede dalla foto qui sopra, con un “semplice” disegno è possibile dare all’utente, il turista di domani, un’idea ben chiara di come si sviluppa l’ambiente, le distanze da percorrere e altre informazioni necessarie per organizzare tutto al meglio. Ovviamente sulla guida – nel nostro caso un PDF da poche decine di pagine – non ci sono solo immagini, ma anche parti testuali che entrano nei dettagli.

Cubetto per cubetto

Il vero capolavoro, che pensandoci non è nulla di impossibile, è la relazione dettagliata che si trova per ogni cascata. Si tratta della parte più importante perché dopo averla letta l’alpinista ha modo di immaginarsi nel dettaglio quale sia il percorso che faccia più al caso suo, quali e quanti amici coinvolgere e che tipo di attrezzatura portare con sé.

Tutto ciò ha anche un ‘altra importante funzione. La presenza di relazioni dettagliate e informazioni precise contribuisce ad instillare un senso di fiducia e sicurezza nell’appassionato, perché capisce che prima di lui sono passate da lì altre persone, che la zona è “collaudata” e che probabilmente (come è successo a noi) non sarà solo.

E a noi altri?

Che ci frega direte voi, del resto quando si sono mai viste formazioni del genere da queste parti? Vero: la Garfagnana non ha le potenzialità a livello geografico per offrire cose simili, ma la nostra esperienza non vuole essere di paragone, più semplicemente d’ispirazione. Il periodo invernale, con le giuste nevicate, rende questa zona, sia lato Apuane che Appennino, un parco giochi per tutti gli appassionati di attività simili.

Entrambi i versanti mettono a disposizione svariati canali per l’arrampicata alpinistica più classica, sono in grado di originare cascate di ghiaccio anche interessanti e offrono parecchi itinerari per il sempre più apprezzato sci alpinismo. Il punto è: se tutto questo non viene digitalizzato, trasformato in itinerari on-line e non si produce materiale multimediale – es, la gallery qui sopra -, come potrà mai un qualsiasi appassionato sapere dell’esistenza di questi posti e interessarsi a scoprirli? E sarebbe solo la base perché da qui dovrebbe, poi, originarsi il processo di promozione e comunicazione.

Dove sta il punto

sappiamo benissimo che si tratterebbe di uno sforzo per una nicchia di turisti molto meno redditizia per gli operatori del territorio se si pensa alla classica famiglia, ma per competere con altri mercati, destinazioni e realtà è importantissimo diversificare l’offerta. Bisogna proporre il menù più completo possibile, più ampio e stuzzicante.

A seguito di ciò da una parte, anche se in modo non esagerato, si potrebbe colmare il gap a livello di presenze tra un’estate e un’altra, ma ancora di più si accrescerebbe la percezione della cura che c’è per la promozione del territorio all’esterno. Con il parallelo miglioramento e sviluppo dei vari servizi lo sforzo applicato anche a questa stagione e queste attività non farebbe altro che bene a livello di immagine per tutto il resto dell’offerta in questa zona.

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