La triste storia di un vero gioiello garfagnino: L’Isola Santa

Sulla SP13, la strada provinciale che da Castelnuovo si snoda verso le spiagge versiliesi, i panorami e la bellezza del paesaggio rendono piacevole ed interessante il transito, specialmente quando ad un certo punto, immerso nel verde ombroso, si vede spuntare uno sparuto gruppo di case con il tetto in ardesia.

Un vero gioiellino incastonato tra le montagne garfagnine, uno smeraldo posto fra i castagni e il suo verdissimo lago, questa è l’Isola Santa (nel comune di Careggine). Vale la pena di essere raccontata la storia per le sue particolarità, alcune note ed altre forse un po’ meno. Per esempio qui, come sul lago di Vagli (Fabbriche di Careggine) abbiamo un paese sommerso (o meglio semi- sommerso).

Andiamo per gradi,però, e cominciamo dal lontano 1260 quando si hanno le prime notizie scritte sull’Isola Santa riguardanti una tassa (tanto per cambiare) pro-crociate di lire 80. Certamente la sua nascita risale a molto tempo prima. Il borgo poggia sulle rovine di un antico “hospitale” chiamato “l’hospitale di San Jacopo” (convertito nel 1608 a chiesa parrocchiale che porta il medesimo nome) meta di sosta per i viandanti di ogni sorta, qui vi trovavano assistenza poveri e gli ammalati, trovavano rifugio e ristoro anche pellegrini, ma anche i contrabbandieri di sale che attraversavano le Apuane passando per la foce di Mosceta e arrivavano in Garfagnana (e viceversa). Un tragitto duro e faticoso e l’Isola Santa rappresentava un punto di passaggio obbligato per tutte queste persone.

Di lì passavano percorsi anche importanti come la Via Clodia Secunda, allora vera e propria spina dorsale della nostra valle. Secondo alcuni storici “l’hospitale” faceva parte di un piccolo paese fortificato con una modesta cinta muraria, un vero e proprio avamposto che serviva appunto da “posto di guardia”, data la sua strategica posizione nella stretta valle.

Le scarne cronache medievali inoltre ci parlano anche di questa piccola comunità che viveva nel paese in estrema povertà, dovuta anche ad un collegamento con i centri abitati più grandi tremendamente disagevole. Per descrivere questo aspetto nel 1615 Costantino Nobili partito da Lucca per un ispezione al ricovero diceva: ” Strade tanto cattive sono da Castelnuovo in là, che conviene andar la maggior parte a piedi”.

La cosa più interessante e curiosa è che questa condizione d’isolamento durò ancora per secoli, quando finalmente nel 1880 venne costruita la celeberrima galleria del Cipollaio che assicurava ben più agevoli collegamenti e sostituì una volta per tutte l’impervio tracciato medievale. Rotto quell’incredibile isolamento finì però la pace. Il cosiddetto progresso arrivò anche lì e nel 1949 venne costruita la diga per lo sfruttamento della Turrite Secca e il piccolo borgo fu in parte sommerso (non interamente come Fabbriche di Careggine), come alcune case, un ponte ed un mulino (anche oggi sotto il lago).

Il peggio doveva ancora arrivare. Il borgo ormai agonizzava, si scoprì che tutto il paese aveva problemi di stabilità. Problemi dovuti alle grandi escursione giornaliere d’acqua, imposte dalla società elettrica di allora la Selt Valdarno (futura E.N.E.L). La situazione venne risolta alla fine degli anni 70, ma ormai lo spopolamento era avvenuto e danni irreparabili erano già stati fatti. L’Isola Santa era diventato un paese fantasma, era stato abbandonato. Nel 1975 gli ultimi abitanti rimasti, durante uno svuotamento del bacino artificiale, occuparono il paese in segno di protesta per rivendicare il diritto a case nuove e sicure.

La lotta in buona parte ebbe successo, le abitazioni nuove furono costruite altrove e fu il definitivo de profundis per l’intera comunità. Oggi il tutto rientra in un egregio piano di recupero storico ambientale voluto dal comune di Careggine e la regione. Le casette di pietra dai tetti in ardesia sono quanto resta del nucleo originale. Pittoresca e ben conservato oggi è l’Isola Santa, meta di turisti da ogni dove. Un posto ideale per raccogliere funghi, pescare e dedicarsi all’escursionismo. Numerosi sentieri si addentrano nella boscaglia, verso le maestose cime della Alpi Apuane.

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