Stavolta faremmo davvero invidia ai faraoni, ma parliamo di un progetto che potrebbe avere eco a livello mondiale ed essere il primo del suo genere
Nel corso della storia l’ingegno umano ha avuto modo di manifestarsi attraverso una moltitudine di forme e generi. Tante sono le invenzioni che caratterizzano la nostra civiltà e che ancora oggi ci lasciano di stucco se solo proviamo a pensare con quali mezzi e in quanto tempo siano state realizzate.
Senza andare a scomodare alcune delle opere che rientrano tra le 7 meraviglie del mondo, è sufficiente affacciarsi sui versanti delle nostre Apuane per trovare un’opera ingegneristica da togliere il fiato. Una vera sfida alla montagna, nata per facilitare un lavoro che al tempo aveva del miracoloso. Struttura di cui oggi rimangono le tracce e che potrebbe essere la base di partenza per un progetto di recupero ed evoluzione da sogno. Ma prima…
Un po’ di storia
Negli Anni ’20 Charles Denham, ingegnere inglese, era il proprietario delle cave Piastreta sul monte Sella, nella parte centrale delle Apuane. Questa zona era tanto impervia che per il trasporto dei blocchi si rese necessaria un’opera di ingegneria industriale incredibile per l’epoca. La via di lizza più lunga e ripida delle Apuane, con 3,5 km di lunghezza, 1.270 m di dislivello e punti che raggiungono il 100% della pendenza.
La chicca di questa via di lizza è il sistema di progressione del marmo che avveniva tramite un carrello frenato: la “macchina Denham”. Lungo una monorotaia simile a quella delle ferrovie e oggi ancora visibile, i cavatori facevano scorrere i blocchi di marmo su un supporto motorizzato capace di trasportare 11 tonnellate in discesa e 5 in salita. Per scoprire di più su questo sistema cliccate QUI.
E se…
Oggi la monorotaia è diventata uno dei percorsi trekking più spettacolari di tutta la catena (QUI l’itinerario). Si tratta di un sentiero per escursionisti esperti e ben allenati visto i quasi 5.000 scalini totali, ma l’ambiente e gli scenari valgono sicuramente la fatica. Percorrendola di recente non abbiamo potuto fare a meno di pensare a come questo tratto possa essere la base per un progetto di turismo inclusivo forse mai visto fino a oggi.
Andiamo al sodo: immaginatevi di recuperare, restaurare e modernizzare la tratta per accogliere un nuovo trasporto su rotaia che dia la possibilità ad anziani e persone diversamente abili di godersi una zona delle Apuane tanto magnifica e particolare. Si tratterebbe di un unicum forse a livello internazionale e offrirebbe infinite potenzialità di sviluppo, magari anche alternativo all’escavazione se si pensa al progetto dalla A alla Z.
Immaginatevi quali potrebbero essere le sensazioni per appassionati della montagna che a causa dell’età non tornano in vetta da chissà quanto tempo, o ancora a chi per una disabilità non ci è mai stato e mai avrebbe pensato di andarci. Il contatto che un sistema del genere garantirebbe, in una zona simile per di più, va oltre quello che può dare un qualunque tipo di funivia. E ad aggiungersi al progetto ci potrebbe essere il recupero delle 3 strutture presenti della zona, che potrebbero essere convertiti in bivacchi o musei sulla montagna in modo da diventare a loro volta un’attrazione turistica.
Se non altro
Non siamo ingegneri, certo, ma capiamo benissimo la complessità e le risorse che richiederebbe un’opera del genere. Senza parlare dei problemi da risolvere in fatto di sicurezza, sostenibilità del progetto, gestione e altro ancora. Siamo sicuri, però, che negli anni sono state avviate opere forse più faraoniche di questa poi conclusesi in un nulla di fatto, o che ce ne sono altre di pari portata e dubbia utilità di cui si parla ancora (QUI un esempio).
In più vogliamo rivolgere un appello al Parco delle Alpi Apuane affinché intervenga in quest’area, specialmente nel punto del percorso dove è situato il ricovero dei cavatori. Tale tratto è caratterizzato da una serie di rifiuti che non solo compromette l’immagine idilliaca dell’area, ma rischia di danneggiare l’ambiente, dato che, ad esempio, il tetto della struttura qui presente è in fibrocemento contenente amianto (eternit).
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