Se fossimo noi le Alpi Apuane?

Un’occasione per parlare di territorio come mai prima d’ora

Visita il progetto al link: https://garfagnanadream.it/noi-le-alpi-apuane/

In occasione della 52^ giornata della Terra, Garfagnanadream.it presenta “E se fossimo noi le Alpi Apuane?”. Si tratta del nostro ultimo progetto per la sensibilizzazione sulla sostenibilità ambientale del territorio. Declinato in un format di arte astratta, l’idea illustra e ricapitola l’attività estrattiva e l’impatto dell’uomo sull’ecosistema delle Alpi Apuane negli ultimi 20 anni.

Sempre da qui, basandosi su dati e ricerche di esperti e istituti, si prende spunto per un’analisi di lungo corso sui risultati e risvolti che questo approccio potrebbe riservare per il prossimo decennio.

Perché lo abbiamo fatto

Ogni volta che ci guardiamo intorno vediamo infinite opportunità per uno sviluppo economico alternativo. Vorremmo che il turismo in questo territorio fosse una reale e concreta risorsa quando si parla di posti di lavoro. Siamo qui perché sappiamo che esiste un percorso che se intrapreso oggi potrà portare la Garfagnana verso un nuovo benessere di cui beneficeranno le prossime generazioni. Ma per arrivare al futuro che sogniamo dobbiamo capire dove siamo arrivati oggi, se abbiamo scelto la strada giusta o se siamo sulla via sbagliata. È indispensabile riconoscere gli errori e cominciare a pensare a strategie per una soluzione a breve-medio termine.

Come abbiamo fatto

Abbiamo personificato le montagne di casa per permettere agli utenti di stabilire un legame con queste. Volevamo ricreare quell’empatia che difficilmente va oltre le persone per consentire a tutti di immedesimarsi nelle vicende che queste montagne vivono da decenni. Lo scambio di ruoli che avviene in questo universo, raccontato tramite illustrazioni, è la chiave per immaginarsi i danni ambientali e socio-economici sulla propria pelle.

Per farlo ci siamo rivolti a Naomi Zanardo, una giovane e talentuosa artista e illustratrice che ha accettato non solo una consegna, ma anche una sfida. Originaria del Veneto, Naomi ha infatti dovuto studiare la storia di un territorio che non è il suo, cercare di cogliere le sfumature della vicenda, come si è evoluta nel tempo e le richieste del team che cercava un risultato finale dettagliato e capace di far passare il messaggio.

Di cosa si tratta

Quello che volevamo mettere in risalto è l’impatto dell’uomo sull’ecosistema apuano dopo decenni di escavazione del marmo. Non un attacco né verso gli imprenditori del settore, i lavoratori o le amministrazioni dei territori interessati, ma solo un’analisi oggettiva corroborata da ricerche e numeri precisi sviluppata attraverso 5 temi diversi.

 

Apuane, Appennino e valle. Ecco qualche consiglio per un’uscita alla scoperta di uno dei periodi dell’anno più belli

Prima che il verde ricopra ogni centimetro della Garfagnana c’è il periodo in cui protagonisti assoluti sono i colori e i profumi della primavera. Fioriture di ogni genere che, a seconda dell’altitudine, da marzo fino all’inizio di giugno accompagnano le passeggiate nei boschi degli escursionisti.

In questo articolo vi diamo qualche consiglio su alcuni eventi naturali da non perdervi e adatti a tutti: dai grandi ai piccini, esperti e non. Non sono ovviamente le uniche, come accennato in qualunque bosco e su qualunque sentiero è possibile trovare i segni della natura che rinasce. Primule, bucaneve, alberi da frutto e altro ancora sono un toccasana per rilassarvi e vivere un week in piena tranquillità.

Monte Croce (maggio-giugno)

Partiamo da una delle mete immancabili quando si parla di fioritura, il monte Croce, nella parte più a Sud delle Apuane. Questa è una delle fioriture più tardive vista l’altitudine, infatti mediamente bisogna aspettare la metà di maggio prima che i narcisi abbiamo ricoperto i pendii di questa montagna, che è adatta anche agli escursionisti meno esperti.

Giunchiglie Monte Croce

A questo posto abbiamo dedicato uno speciale (clicca QUI) dove potete trovare tutte le informazioni su cosa vedere e come raggiungere questo luogo, che ogni anno propone uno spettacolo naturale di portata unica, almeno per quanto riguarda questo territorio.

Novicchia (aprile-maggio)

Altra località facilmente raggiungibile in auto, moto, bici e a piedi è Novicchia (per indicazioni clicca QUI). Si tratta di una zona collocata sopra il cimitero di Castelnuovo Garfagnana e quindi inseribile come punto extra in un itinerario alla scoperta della città.

Qui è molto diffuso il trifoglio pratense, il cui fiore ha una forte tonalità rosa scuro che nel momento di picco della fioritura produce delle macchie colorate per i prati di questa zona. Importante anche in questo caso ricordare che si tratta di un terreno privato e quindi anche da parte nostra richiediamo la massima attenzione e rispetto per l’ambiente.

Poggio (aprile-maggio)

Uno spot che si trova nel comune di Camporgiano sulla SP 50 in direzione Vagli Sotto, poche centinaia di metri dopo il borgo di Poggio (per indicazioni clicca QUI). Si tratta di un campo (privato) dove in questa stagione fiorisce il ranuncolo selvatico e ricopre per intero un’area piuttosto estesa, capace di offrire una vista molto suggestiva.

Si può inserire nel proprio itinerario in caso di una pedalata (a proposito ecco QUI qualche consiglio per gli itinerari a pedali) o semplicemente raggiungere in auto per scattare qualche foto. Dobbiamo specificare che si tratta di un terreno privato e quindi è indispensabile il massimo del rispetto e dell’accortezza.

Giardino di montagna – Orecchiella (aprile-maggio)

Gira che ti rigira e indipendentemente dalla stagione è quasi impossibile non finire all’Orecchiella. Qui ci sono due opzioni per godersi da vicino e senza il minimo sforzo tutta la bellezza della primavera. Arrivando al centro visitatori si può scendere di pochi passi verso il giardino di montagna, una piccola oasi che raccoglie un vasto assortimento di specie tra colori e forme che vi danno una photo opportunity perfetta.

Sempre raggiungibile a piedi, dal centro visitatori o dal rifugio Isera, troviamo il giardino botanico Maria Ansaldi Pania di Corfino (per indicazioni clicca QUI). In questo contesto vi attende un percorso più improntato alla didattica e sempre qui avrete la possibilità di organizzare visite con esperti. In generale poi c’è da dire che a cavallo di aprile e maggio anche gli altri percorsi sparsi per la riserva danno modo di imbattersi in una miriade di colori e profumi.

Nel comune di Molazzana e sul Grottorotondo vi aspetta un vero e proprio viaggio nel tempo

Tante attività, gastronomia tipica, scenari mozzafiato e altro ancora, ma la Garfagnana è anche storia e se si parla di questo argomento uno dei temi di spicco è di sicuro la Seconda Guerra Mondiale. Questo territorio, infatti, è stato profondamente solcato e scosso dagli avvenimenti relativi all’ultimo conflitto mondiale.

Grazie al lavoro di tanti appassionati volontari nel corso degli ultimi anni ha visto la luce un museo, al chiuso e all’aperto, che raccoglie le tracce delle ultime fasi di guerra in Garfagnana. Il Museo Linea Gotica Garfagnana vi farà scoprire un lato di questo territorio quasi andato perso, ma di fondamentale importanza.

Qualche parola sull’associazione – eroi di ieri e di oggi

L’associazione “Linea Gotica della Garfagnana” nasce nel 2016 per volere di un pugno di persone. Si tratta di semplici collezionisti di materiale militare e appassionati di storia locale, che con le proprie forze, risorse e ricerche storiche (che in precedenza erano state eseguite singolarmente) decidono di creare un museo capace di raccogliere, conservare e trasmettere alle generazioni più giovani quanto è stata la Seconda Guerra Mondiale sul territorio della Garfagnana.

Molto è stato fatto dal 2016, nonostante il numero limitato di volontari appartenenti al gruppo. La vecchia scuola elementare del paese di Molazzana, che è diventata sede dell’esposizione delle nostre collezioni e dei nostri lavori di ricerche messe in comune, da edificio decadente e abbandonato è divenuto oggetto di una grande riqualificazione ed è oggi un luogo visitato da tantissimi turisti provenienti da tutta Italia e non solo.

Il museo di Molazzana

Molazzana è uno dei comuni più a sud della Garfagnana ed è letteralmente la porta di accesso verso le Apuane meridionali, come le Panie, il Pizzo delle Saette e altre ancora. Proprio nell’ex plesso scolastico del comune si trova la sede del museo, dove è possibile entrare in contatto con manufatti, tecnologie, indumenti e tanto altro che sembra quasi venire da un altro mondo.

Migliaia gli oggetti di tipo e uso più disparato raccolti dai volontari nel corso degli anni, che testimoniano una quotidianità sempre difficile e poco agiata. Dietro ognuno di questi bossoli, borracce, piastrine, stivali, pistole, medicinali si nasconde una storia in cui la mente è pronta a tuffarsi al solo contatto visivo e solo l’immaginazione è in grado di arrivare a figurarsi la millesima parte di storie che sopravvivono in un pezzo di stoffa o metallo.

Le trincee sul Grottorotondo

Sempre sul territorio del comune di Molazzana, un altro progetto intrapreso dall’associazione e di cui i soci vanno molto fieri è stato quello di ripristinare alcune postazioni sulla Linea Gotica, nella zona del Grottorotondo. Un luogo oggi molto affascinante per via del bellissimo panorama che si può godere dalla sommità della vetta (facilmente raggiungibile dopo 15 minuti di cammino), ma un tempo teatro di aspri scontri tra truppe dell’Asse e Alleati, visto che si trattava di una zona ritenuta estremamente importante dal punto di vista strategico per la tenuta del fronte della Linea Gotica.

L’obiettivo dell’associazione per il futuro è quello di proseguire con il lavoro di ricerca storica sul territorio e continuare a cercare nuovi cimeli da poter esporre nella raccolta, con la solita passione e la solita voglia di mettersi in gioco messe finora in tutto ciò che ha realizzato. Le postazioni ripristinate sono facilmente accessibili a chiunque dopo qualche minuto di camminata e ai margini del sentiero sono stati installati cartelli che descrivono cosa accadde in quei luoghi nel periodo in cui il fronte stazionò lì.

Le postazioni presenti su tutto il territorio della Garfagnana hanno la caratteristica di non essere molto strutturate ed elaborate, come quelle in valle del Serchio a Borgo a Mozzano, dove furono utilizzate invece tantissime risorse per costruire bunker in cemento armato e addirittura un muro anticarro. Sulle Alpi Apuane e in Garfagnana furono eseguiti lavori in maniera frettolosa a causa del rapido ripiegamento dalle fortificazioni prima citate, dovuto a circostanze belliche (il fronte aveva ceduto in una zona dell’Appennino e questo compromise un po’ tutto il sistema difensivo della valle del Serchio che rischiava di essere preso dalle spalle se gli alleati avessero sceso la val di Lima). Per questo sono visibili solo semplici trincee scavate nel terreno o nella roccia. Inoltre già il territorio montuoso costituiva una barriera contro le truppe che risalivano da Sud e quindi non si rese necessaria la costruzione di grandi opere.

Info e visite

È possibile visitare il museo durante tutto l’anno in qualsiasi giorno della settimana su prenotazione, contattando tramite numero di telefono (328 963 1202) uno dei membri del gruppo dell’associazione. Oppure è possibile prenotare la propria visita scrivendo direttamente alle pagine social del museo tramite Messenger, IG Direct o tramite e-mail ([email protected]).

Per accedere alle stanze interne al momento bisogna essere muniti di green pass. Durante il periodo estivo il museo rimane aperto tutte le domeniche pomeriggio dalle 14.30 fino alle 18, in inverno solo la terza domenica di ogni mese.

Obiettivi

L’associazione vuole continuare a lavorare ed investire risorse per la valorizzazione del territorio, continuando a ripristinare le vecchie fortificazioni e aprendo nuovi sentieri e percorsi. Tra i ringraziamenti si cita l’ente Parco Alpi Apuane che ha finanziato fino ad oggi tre lotti di lavori per riportare esattamente come erano un tempo i bunker sulla linea di cresta del Grottorotondo, il comune di Molazzana che ci ospita nella sede delle ex scuole e la popolazione che venuta a sapere del nostro lavoro ci ha sostenuto donando materiale che la guerra ha lasciato nelle loro case.

Sperduti in una valle nei pressi di Cortina D’Ampezzo abbiamo capito dove arrivano le potenzialità del mondo digitale applicato alla promozione del territorio.

Cos’è, in parte, il turismo? Non è forse l’essere disposti a fare centinaia di chilometri per poter vedere, vivere un posto che ci piace, provare un’attività che ci appassiona o degustare un vino o un prodotto tipico? Potenzialmente non sarebbe troppo sbagliato dire che una fetta enorme di economia per certi territori si regge sulla costante volontà delle persone di raggiungere un meta dove possono concretamente entrare in contatto con la propria passione.

Se si parla di turismo esperienziale, allora, tutto si riduce ancora di più al concetto sopra riportato e da qui si può capire non solo come strutturare, offrire e comunicare questo tipo di offerta, ma, soprattutto, fino a che punto valga la pena spingersi. In queste righe vi riportiamo l’esperienza vissuta tra le cascate di ghiaccio della Val Travenanzes e più in particolare quello che abbiamo capito in merito al concetto di digitalizzazione del territorio.

Dove siamo finiti?

La Val Travenanzes, in provincia di Belluno, è una valle lunga circa 10 km solcata dall’omonimo torrente ed esposta principalmente a nord. Questa zona è compresa fra il gruppo delle Tofane a est e cime di Fanes, Lagazuoi e Furcia Rossa a ovest. Dalla Garfalandia dista 425 km e la rotta vede come destinazione la famosissima Cortina d’Ampezzo. Insomma, non proprio dietro l’angolo per un weekend, ma non è questo il punto.

Il punto è che una volta raggiunta Cortina si prosegue in auto dopo il paese per qualche centinaio di metri prima di parcheggiare l’auto e da qui in poi… gambe in spalla. Per arrivare nel cuore di questo paradiso incontaminato e selvaggio ci sono almeno 2 ore di marcia e se nello zaino avete l’attrezzatura da alpinismo e quella per bivaccare sembrerà di mettercene 4.

Perché fare tanta strada?

Senza girarci intorno, vi diciamo che questa valle è il paradiso per tutti gli appassionati di arrampicata su ghiaccio. Qui si formano puntualmente cascate di ghiaccio che si sviluppano anche per oltre 100 metri e l’esposizione fa sì che perdurino per svariate settimane. Anche se non ve ne importa niente della disciplina si tratta di spettacoli naturali che vale la pena vedere almeno una volta nella vita.

 

Ma voi vi starete chiedendo: una valle isolata, senza strutture di alcun tipo, un freddo cane, mille imprevisti, ecc; come ha fatto questo posto a diventare una meta turistica tanto apprezzata e soprattutto invitante? Mettetevi comodi signori e signore, il bello arriva adesso.

Conoscere prima di arrivare

Diciamo che una spedizione del genere alla cieca sarebbe un mezzo suicidio e per affrontare uscite del genere è necessario avere il massimo livello di informazioni possibile prima di partire, in modo da programmare tutto alla perfezione. Ed è qui che entra in scena la guida (a cura di Versante Sud) che riporta ogni angolo di questa zona in modo organizzato.

Come si vede dalla foto qui sopra, con un “semplice” disegno è possibile dare all’utente, il turista di domani, un’idea ben chiara di come si sviluppa l’ambiente, le distanze da percorrere e altre informazioni necessarie per organizzare tutto al meglio. Ovviamente sulla guida – nel nostro caso un PDF da poche decine di pagine – non ci sono solo immagini, ma anche parti testuali che entrano nei dettagli.

Cubetto per cubetto

Il vero capolavoro, che pensandoci non è nulla di impossibile, è la relazione dettagliata che si trova per ogni cascata. Si tratta della parte più importante perché dopo averla letta l’alpinista ha modo di immaginarsi nel dettaglio quale sia il percorso che faccia più al caso suo, quali e quanti amici coinvolgere e che tipo di attrezzatura portare con sé.

Tutto ciò ha anche un ‘altra importante funzione. La presenza di relazioni dettagliate e informazioni precise contribuisce ad instillare un senso di fiducia e sicurezza nell’appassionato, perché capisce che prima di lui sono passate da lì altre persone, che la zona è “collaudata” e che probabilmente (come è successo a noi) non sarà solo.

E a noi altri?

Che ci frega direte voi, del resto quando si sono mai viste formazioni del genere da queste parti? Vero: la Garfagnana non ha le potenzialità a livello geografico per offrire cose simili, ma la nostra esperienza non vuole essere di paragone, più semplicemente d’ispirazione. Il periodo invernale, con le giuste nevicate, rende questa zona, sia lato Apuane che Appennino, un parco giochi per tutti gli appassionati di attività simili.

Entrambi i versanti mettono a disposizione svariati canali per l’arrampicata alpinistica più classica, sono in grado di originare cascate di ghiaccio anche interessanti e offrono parecchi itinerari per il sempre più apprezzato sci alpinismo. Il punto è: se tutto questo non viene digitalizzato, trasformato in itinerari on-line e non si produce materiale multimediale – es, la gallery qui sopra -, come potrà mai un qualsiasi appassionato sapere dell’esistenza di questi posti e interessarsi a scoprirli? E sarebbe solo la base perché da qui dovrebbe, poi, originarsi il processo di promozione e comunicazione.

Dove sta il punto

sappiamo benissimo che si tratterebbe di uno sforzo per una nicchia di turisti molto meno redditizia per gli operatori del territorio se si pensa alla classica famiglia, ma per competere con altri mercati, destinazioni e realtà è importantissimo diversificare l’offerta. Bisogna proporre il menù più completo possibile, più ampio e stuzzicante.

La cima del Pisanino a 1947 metri

A seguito di ciò da una parte, anche se in modo non esagerato, si potrebbe colmare il gap a livello di presenze tra un’estate e un’altra, ma ancora di più si accrescerebbe la percezione della cura che c’è per la promozione del territorio all’esterno. Con il parallelo miglioramento e sviluppo dei vari servizi lo sforzo applicato anche a questa stagione e queste attività non farebbe altro che bene a livello di immagine per tutto il resto dell’offerta in questa zona.

Ambienti inaspettati si celano agli occhi dei meno esperti, ma sotto le Alpi Apuane c’è un mondo tutto da scoprire.

I più appassionati di queste montagne non avranno più tanto da vantarsi con gli amici nel dire che hanno raggiunto la maggior parte delle vette delle Apuane o percorso quasi tutti i sentieri, ecc ecc. Si dal il caso, infatti, che abbiano vissuto questi luoghi solo per metà, ma non gliene facciamo di certo una colpa.

Probabilmente in tanti casi queste persone nemmeno sapevano che sotto i piedi avessero un altro mondo tutto da scoprire, con la sua storia, le sue particolarità e il fascino che lo rende unico nel suo genere. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicare il primo video del 2022 al mondo della speleologia e delle escursioni in grotta.

Cos’è il carsismo

Acque che scorrono in superficie scompaiono inghiottite nel sottosuolo: è l’azione erosiva carsica che dà luogo alla formazione di un ambiente sotterraneo fiabesco, con fiumi, cunicoli, enormi grotte, oppure che modella in modo suggestivo alcune zone della superficie terrestre.

 

Tra i modi in cui si manifesta l’attività di modellamento della superficie terrestre, il fenomeno carsico, molto sviluppato nel Carso ‒ regione friulana da cui deriva il nome ‒, è forse quello più spettacolare. Originato dall’azione erosiva di dissoluzione chimica causata dall’acqua sulle rocce calcaree (calcare), il carsismo determina sia in superficie sia in ambienti sotterranei forme imponenti e caratteristiche che hanno suggerito all’uomo infiniti miti e leggende.

Escursioni in grotta

Grazie alla presenza di vari gruppi e tour operator che organizzano con frequenza escursioni in questi ambienti, è possibile avvicinarsi ai labirinti, pozzi, tunnel e altro ancora che caratterizzano il sotto suolo delle Alpi Apuane. Si tratta ovviamente di un’esperienza per chi non soffre di claustrofobia o degli spazi stretti in generale, ma rimane aperta ai più piccoli così come a chi è in avanti con gli anni, purché sia in buona forma fisica.

 

Gli ambienti da scoprire sono innumerevoli, così come le formazioni rocciose che si sono originate nel corso di milioni di anni. Fare un giro qua sotto, infatti, è un’ottima occasione per scoprire come le forze della natura operino nel corso dei millenni e quale sia la loro forza. La caverna può apparire come un ambiente tranquillo e rilassante dove tutto è immobile, ma sono tra gli spazi che più possono testimoniare la violenza degli elementi, in particolar modo l’acqua.

Come fare

Il Corchia non è l’unica cima delle Apuane che presenta una conformazione simile sotto le sue pendici, in pratica tutta la catena è caratterizzata da questo fenomeno di erosione e ciò a portato ad avere diversi tipi di grotte adatte alle esigenze di tutte. Qua, infatti, potranno divertirsi gli speleologi più esperti, magari avventurandosi negli anfratti dell’abisso – 1000 ai piedi del monta Tambura e per chi vuole un’esperienza più easy ci sono l’Antro del Corchia e la Grotta del Vento.

 

Potete scrivere una mail a [email protected] e vi metteremo in contatto con tutti gli operatori del settore, che vi garantiranno un’esperienza all’insegna della sicurezza. Oltre che essere un’avventura nuova, l’esperienza in grotta può anche essere un regalo originale per innumerevoli occasioni. Per tutte le altre informazioni e soprattutto per avere un assaggio vi lasciamo al video in apertura.

Il piccolo borgo nel comune di Villa Collemandina ha fatto da teatro ad un’esibizione molto speciale per celebrare la connessione di questo luogo con il maestro del tango Astor Piazzolla

Nella parte centrale della Garfagnana appenninica, a 993 metri sul livello del mare per l’esattezza, sorge Massa Sassorosso. Si tratta di un piccolo borgo, meno di un centinaio di abitanti, ma caratterizzato da una grande storia che riguarda da vicino uno dei musicisti più famosi e noti del XX Secolo. Stiamo parlando di Astor Piazzolla, maestro del tango argentino che nel corso della sua carriera ha esplorato questo genere musicale fino a creare una variante tutta sua.

Il legame che unisce Astor Piazzolla alla frazione di Massa Sassorosso è l’origine all’interno del borgo dei nonni materni. Questi lasciarono il nostro territorio nel 1888, alla ricerca di fortuna in Sud America e più precisamente in Argentina a Mar del Plata, dove nacque Assunta Manetti, madre di Astor. Nel 2021 ricorrono i 100 anni dalla nascita del maestro e in tutto il mondo si sono susseguite una serie di iniziative dedicate a questo artista straordinario. Grazie alla partnership e collaborazione tra Unione Comuni Garfagnana, Comune di Villa Collemandina, Fondazione Internacional Astor Piazzolla e il progetto Parco Appennino nel Mondo abbiamo potuto rendere il giusto omaggio al Gran Maestro.

Il Re del tango

Astor Piazzolla e il suo nuevo tango hanno rivoluzionato il tango tradizionale con elementi musicali jazz, classici ed espressioni contemporanee, ma anche l’introduzione di strumenti come il flauto, il basso elettrico, la chitarra elettrica e le percussioni hanno contribuito a far nascere un genere quasi del tutto nuovo, che non riscosse subito il meritato successo..

E non senza difficoltà, visto che i puristi lo accusarono di essere l'”assassino del tango”. La risposta di Piazzolla verso queste critiche è sempre stata perentoria: “Il tango è un’arte musicale che deve evolversi e non un folclore ridicolo per distrarre i turisti”.

Evoluzione, parola d’ordine

Troviamo molto attuale il concetto di Piazzolla e crediamo che ancora oggi possa essere applicato a molti settori e argomenti. Se prendiamo quello della comunicazione e valorizzazione del territorio tramite i mezzi e le tecnologie moderne, è impossibile non accorgersi di tutte le potenzialità che ci offrono piattaforme e strumenti in costante cambiamento (evoluzione appunto).

 

Da qui lo spunto per creare qualcosa che omaggiasse il Maestro e allo stesso tempo promuovesse questo borgo e il territorio del Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano, all’interno del quale si trova Massa Sassorosso. Così ci siamo rivolti a due giovani professionisti della danza (Margherita Pancetti e Raffaello Brancato) e abbiamo creato un contenuto per unire un breve racconto della vita di Piazzolla all’esibizione sulle note di uno dei pezzi più celebri del maestro, lasciando appunto spazio a borgo e zona circostante per permettere agli utenti di farsi un’idea di cosa li aspetta.

Parco dell'Orecchiella in Garfagnana

Il cielo limpido, l’aria frizzante e i meravigliosi colori autunnali. I boschi in Garfagnana vi toglieranno il fiato. Ecco alcune idee per vivere questa stagione magica

Quando il verde dell’estate lascia il posto ai colori autunnali la Garfagnana regala scenari da fiaba e in questo periodo è impossibile non perdersi per i boschi incantati dal foliage, fare un’escursione e assaggiare i prodotti di questo periodo come funghi e castagne assieme a tutti i loro derivati. Abbiamo raccolto 5 idee per tutti e chi è più ferrato in montagna per farvi vivere tutto il bello che madre natura offre in questo periodo.

Fato Nero

Non si tratta di un’escursione per tutti e tra le altre cose ci vuole un buon allenamento fisico, oltre a molta attenzione, visto che siamo sulle Apuane. Il bosco del Fato Nero, ammantato di leggende (scopri di più nell’articolo dedicato) è una faggeta abbarbicata sul Monte Fiocca e prende il nome dai tronchi scuri degli alberi che lo compongono. Nel momento giusto è possibile vedere una macchia arancione dai sentieri che si usano per avvicinarsi e immergersi nei suoi colori grazie al percorso che si addentra nel fitto della vegetazione.

A questo link trovate il percorso che vi consigliamo per godervi lo spettacolo offerto dalla zona. Raccomandiamo sempre massima attenzione e un accurato controllo delle condizioni meteo prima dell’uscita.

Autunno per tutti

Il Parco Nazionele Appennino tosco emiliano, casa di castagneti e faggete, offre dei panorami imparagonabili durante la stagione autunnale e quello compreso nel territorio Garfagnino è colmo di percorsi e sentieri per vivere tutto il bello di questo periodo. Il consiglio che vi diamo è di usare la riserva naturale statale di Orecchiella a pochi km dalla frazione di Corfino (borgo molto caratteristico da includere nella visita).

La zona è a misura di famiglia e vicino al centro visitatori c’è anche un ristorante dove poter assaggiare qualche piatto tipico, magari proprio con i prodotti di questa stagione. Per gli itinerari vi lasciamo il link della sezione dedicata sul sito ufficiale della riserva.

Casone di Profecchia

Ai piedi delle montagne più alte dell’Appennino toscano si trova il centro turistico Casone di Profecchia, da cui è possibile partire alla volta dei monti Cella, Prado, Cusna e altri ancora. La zona è dominata da faggi e il colore gialle che esplode in questa zona è davvero unico. I senteri sono in buona condizioni e possono essere affrontati anche da i meno esperti. Da tenere conto è la lunghezza dell’escursione, che richiede comunque un  minimo livello di allenamento.

In queste zone non è difficile avvistare gran parte della fauna che vive sul territorio, in primis gli ungulati, ma con un po’ d’occhio e fortuna non è impossibile vivere incontri ravvicinati con lupo (del tutto innocuo) e aquila reale. A questo link vi proponiamo un itinerario per godersi una giornata su questi sentieri.

Fosciandora e le prade garfagnine

Altro percorso da non perdere è quello che porta alle prade garfagnine dal comune di Fosciandora e frazioni, una delle località più soleggiate di tutto il territorio, dove godersi una passeggiata in compagnia su sentieri molto semplici e sicuri per tutti. Il nostro consiglio è di visitare anche i piccoli borghi presenti su questo territorio, uno più caratteristoco dell’altro e adornati da vigneti che in questa stagione si tingono di giallo, arancione e rosso. (scopri di più)

A questo link potete trovare le indicazioni che vi portano alle prade dalla frazione di Lupinaia, quella che regala forse la vista più suggestiva sulle Apuane da questo lato dell’Appennino.

Da Campocatino all’Eremo di San Viviano

Si tratta di uno dei pochissimi esempi.

Eremo di San Viano

Per capire cosa fare di una zona come la nostra ci è bastato fare un salto in Trentino, dove abbiamo capito molte cose ancor prima di arrivare

La Garfagnana NON è il Trentino e non lo sarà mai. Le Apuane sono montagne suggestive e capaci di impressionare, soprattutto se si pensa dove sorgono, ma le Dolomiti fanno un altro mestiere. Anche i laghi di Vagli o Gramolazzo sono località favolose, ma le acque cristalline del lago di Molveno danno una pista  a questi due posti. Tale premessa per dire che non è mai stato nelle nostre intenzioni fare concorrenza a un territorio come questo o che vorremmo diventare la stessa cosa nel giro di x anni.

Con il video che vi proponiamo in apertura vogliamo solo raccontare come il nostro viaggio in Trentino sia servito per vivere sulla nostra pelle un modello di promozione e digitalizzione del territorio capace di garantire un indotto stabile per intere comunità e capire se questo sia applicabile anche in una realtà come la nostra. Allacciate le cinture, si parte!

Vivere il territorio prima di arrivare

Oltre a quando arrivate e vivete il posto, c’è un altro momento che vi fa capire quanta attenzione sia dedicata alla promozione dell’offerta turistica in questa zona. Stiamo parlando di quello in cui cercate di scoprirlo da casa attraverso il computer o lo smartphone. Il livello di digitalizzazione di cosa c’è/si può fare/vedere/mangiare ecc è talmente dettagliato che già da case sembra di essere sul posto.

Il vantaggio che ne deriva è che ogni utente, prima ancora di essere un turista, ha la possibilità di costruire la propria vacanza in base alle proprie preferenze o necessità, avendo modo di esplorare virtualmente la zona e farsi un’idea chiarissima di cosa offrono destinazione e dintorni. Contrariamente a quanto si possa pensare il processo che porta a tale risultato è molto semplice. Il punto sta nel riuscire ad unire sotto lo stesso “tetto” i player del settore turistico e l’offerta del territorio sotto il profilo esperienziale, culturale, gastronomico e via dicendo.

Servizi al top

Ovviamente tutto parte dalla presenza dei servizi a 360 gradi indispensabili per vivere una zona. Si parla quindi di settore ricettivo, ristorazione, trasporti, tutto quello che è legato alle attività all’aperto e non solo. Un pacchetto che si rivolge a un ventaglio di pubblico ampio e variegato, a misura di famiglia, giovani e meno giovani.

Elementi indespensabili per rendere attrattive e appettibili zone che, per motivi geomorfologici, non sono tra le più semplici da raggiungere. E tutto ciò rispecchia quello che abbiamo trovato nel comprensorio di Molveno: un piccolo borgo in riva al lago e ai piedi del gruppo delle Dolomiti di Brenta capace di regalare a chiunque un’esperienza indimenticabile.

Vedere per credere

Il video che trovate in apertura di articolo è la dimostrazione pratica di quanto vi abbiamo accennato e di quello che, secondo noi, potrebbe e dovrebbe essere la Garfagnana nel giro dei prossimi anni. Una zona ricca di possibilità per trascorrere del tempo a stretto contatto con la natura, tramite varie attività, e scoprire il territorio sotto tutti i punti di vista.

Tutto ciò, però, dovrebbe essere possibile ancora prima di arrivare, ed ecco perché abbiamo deciso di usare la piattaforma di VisitTrentino per spiegare quanto sia stato importante per noi poter programmare il nostro viaggio giorno per giorno ben prima di partire e quali siano stati i benefici una volta arrivati. Buona visione.

Prima edizione del premio intitolato a uno dei Garfagnini che più si sono prodigati per dare lustro e spazio a questo territorio

Nella giornata di sabato 17 settembre a Castelnuovo di Garfagnana è andata in scena la prima edizione del premio Luigi Suffredini, riconoscimento voluto dalla Pro Loco di Castelnuovo per tutti i privati che si siano adoperati, tramite varie iniziative, al fine di valorizzare il territorio.

Chi era Luigi Suffredini

Sul professor Suffredini si potrebbero scrivere libri e fare film, ma quello che c’è da sapere è che questo riconoscimento porta il suo nome proprio perché  la sua figura è riconosciuta all’interno della comunità locale come una tra le più impegnate nella valorizzazione e promozione della Garfagnana. Nei 50 anni alla direzione della Pro Loco Suffredini si è sempre dato da fare per incentivare la nascita di opportunità sul territorio legate al settore turistico.

Direttore del giornale “La Garfagnana” e inventore di tante iniziative che hanno tenuto viva e unito il tessuto sociale di questo territorio aveva nel suo motto il riassunto delle proprie intenzioni: “amate la Garfagnana”. Un messaggio che non perde di attualità nemmeno dopo 30 anni dalla scomparsa (26 ottobre 1991) e ricorda come ognuno possa fare la sua parte, piccola o grande che sia, per il benessere di un’intera comunità.

Il nostro intervento

“Per motivi anagrafici non abbiamo avuto modo di conoscere il professor Suffredini di persona – commenta il gruppo di giovani –, ma per noi è un piacere ricevere questo premio, che in senso figurato ci permette di stabilire un rapporto con Suffredini.

Dopo 1 anno di attività siamo felicissimi dei risultati raggiunti, per quanto riguarda i numeri, derivanti dal lavoro sulle varie piattaforme web. I nostri contenuti hanno raggiunto centinaia di migliaia di persone in oltre 40 paesi in tutto il mondo. Crediamo che questa sia la strada giusta per esportare la Garfagnana e farla conoscere alle persone ben prima che queste ci raggiungano”.

“Inizialmente – proseguono – abbiamo puntato sulla sezione relativa alle esperienze che si possono fare sul territorio, tra sport, attività e altro ancora. Da lì ci siamo spostati sulla parte gastronomica con i prodotti tipici e le tradizioni legate alla loro produzione. Sappiamo bene, però, che la Garfagnana per quanto “piccola” è un enorme bacino storico-culturale e proprio di recente, grazie al supporto dell’Unione Comuni Garfagnana, abbiamo avviato un percorso che ci permetterà di far conoscere meglio alcuni personaggi molto importanti.

Un ringraziamento doveroso va anche ai privati che fino a oggi hanno creduto in noi e ci hanno sostenuto per permetterci di portare a compimento i tanti progetti che tutti possono vedere sui nostri canali.”

Gli altri premiati

Tra le altre opere premiate ci sono il salvataggio e la messa a disposizione per la comunità, da parte di Alessandro Bianchini, delle tastiere cromatiche brevettate nel 1879 dal musicologo garfagnino mons. Bartolomeo Grassi Landi; strumenti di grande pregio oggi restaurati a cura della Pro Loco e che saranno collocati in esposizione stabile all’interno del Teatro Alfieri.

Altra iniziativa è stata quella che ha visto l’allestimento, la cura e la gestione, da parte di Luciano Guidi, presso un proprio appezzamento di terreno adiacente al Sentiero dell’Ariosto, di un’area attrezzata per pic nic con fontana, pallaio per il gioco delle bocce e altri servizi di libero accesso per turisti, visitatori e chiunque altro.

Il 2021 è l’anno di Dante Alighieri e dei 700 anni dalla sua scomparsa. Con l’occasione abbiamo approfondito la citazione di due vette delle Apuane all’interno dell’Inferno

Dopo aver contratto la malaria in un viaggio a Venezia Dante Alighieri se ne va nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna. Considerato come il padre della lingua italiana non vide mai circolare la Divina Commedia. La sua fu una morte prematura visto che aveva meno di 56 anni. Molti di questi li ha trascorsi nella in esilio, dopo che le faide fra i Guelfi l’avevano allontanato da Firenze.

Soldato, politico appassionato e poeta elaborò una teoria linguistica che vedeva nella lingua volgare, ovvero il precursore del nostro italiano, l’idioma da preferire non solo per una letteratura che raggiungesse i più, ma anche per unire tutta l’Italia dal punto di vista comunicativo.

La Commedia

la Divina Commedia è un viaggio immaginario che Dante compie nei tre regni ultraterreni; dura una settimana, ovvero quella della Settimana Santa, nell’anno del Giubileo presumibilmente nel 1300. Durante il suo viaggio, in particolare nella cantica dell’Inferno, Dante presenta i peccati dell’incontinenza, la violenza e la cupidigia.

Quest’ultimo è ritenuto da Dante il peccato peggiore da cui derivano tutti gli altri in quanto l’eccessiva cupidigia era stata la causa della condanna di tante persone innocenti. Il motivo per cui scrisse quest’opera è quello di liberare l’uomo dal peccato e, per farlo, vuole farglielo conoscere.

Le Alpi Apuane

Ogni Garfagnino dovrebbe ritenersi onorato al solo sentire il nome dell’opera, visto che questa annovera non una, ma due vette delle Alpi Apuane. La Pania della Croce e la Tambura sono protagoniste del 32° canto dell’Inferno e in questa circostanza Dante utilizza l’immagine delle montagne facendo riferimento alla loro mole imponente e massiva.

Il fatto che queste montagne siano riuscite a colpire l’immaginario di un personaggio simile, già centinaia di anni fa, dovrebbe ricordarci il valore e le potenzialità che questa catena, in terra di dolci colline, ha sotto ogni aspetto. Nel nostro video, che vuole ricordare l’appuntamento con i 700 anni dalla morte di Dante, abbiamo approfondito la trattazione di questo passaggio nell’inferno dantesco. Buona visione.