Appassionati di fotografia, avete voglia di tornare ad assaporare la montagna? Ecco la nostra proposta

In questo momento di pausa forzata abbiamo approfittato per mettere in cantiere vari progetti con cui vorremmo animare tutto il 2021. Tra questi c’è un’idea nata dal confronto con il nostro amico e fotografo professionista Leonardo Papèra, che vi abbiamo fatto conoscere poco tempo fa con il video sul bramito del cervo (Clicca QUI).

Volevamo dare la possibilità agli appassionati di fotografia, in particolare quella paesaggistica, di tornare nei luoghi a loro tanto cari, immersi nella natura e con la possibilità di imparare qualcosa di nuovo per migliorarsi. Nasce così un workshop fotografico che avrà come palcoscenico San Pellegrino in Alpe, uno dei gioielli della Garfagnana. Un’immersione negli ambienti magici di questa località, che con un po’ di fortuna potrebbero essere ricoperti da un fresco manto nevoso. Qui tutti i dettagli: http://www.leonardopapera.com/it/tours/workshop-di-fotografia-paesaggistica-san-pellegrino-in-alpe/

Parola al maestro

“Foreste congelate che ricordano la fredda Lapponia, dolci montagne a perdita d’occhio e le impervie Alpi Apuane che si stagliano decise sullo sfondo. Questo è ciò che vi aspetta in una giornata invernale a San Pellegrino in Alpe, il paese più alto dell’intero Appennino Tosco-Emiliano. Il borgo è situato a cavallo tra la Toscana e l’Emilia Romagna, proprio a ridosso del Passo delle Radici, alla modestissima altezza di 1.529 metri sul livello del mare. Mica poco, eh?

Per questo primo corso del 2021 ho scelto una location tanto “facile” da esplorare quanto redditizia dal punto di vista fotografico, alla portata di tutti (anche considerate le condizioni invernali), dove avremo tutto il tempo di studiare le regole compositive e capire le varie tecniche di scatto. Inoltre, le abbondanti nevicate della stagione ci dovrebbero assicurare dei paesaggi incantati da fotografare!

Ci tengo a sottolineare che il corso si svolgerà solo e soltanto nel caso in cui le future regolamentazioni e DPCM ce lo permettano. Tutti i partecipanti dovranno indossare la mascherina per tutta la durata del corso; visti gli ampi spazi aperti, avremo la possibilità di passare un weekend sereno all’insegna della fotografia!”

Un piccolo assaggio

Un ringraziamento speciale a coloro che hanno creduto in noi, a chi ci ha aiutato e a chi vorrà farlo

Il 12 dicembre si è concluso il primo semestre di attività per Garfagnanadream.it e siamo lieti di confermare gli ottimi risultati già ottenuti poco dopo il lancio della piattaforma. Per quanto riguarda il sito a oggi contiamo 80.000 sessioni e 22.000 utenti unici, mentre i numeri di Instagram e Facebook fanno segnare a loro volta numeri a 6 cifre. Un po’ più staccato YouTube, che è quello a cui dovremo dedicare più tempo degli altri per farlo decollare, ma possiamo considerarci soddisfatti con un totale di 25.000 visualizzazioni raccolte tra tutti i video pubblicati.

Siamo molto soddisfatti di essere riusciti a rispettare la tabella di marcia relativa alla produzione dei contenuti pubblicati dutante questi mesi e nel frattempo abbiamo messo in cantiere molti altri progetti che vorranno tenervi compagnia e attrarre interesse sul territorio nei primi mesi del 2021. Ci teniamo a rinnovare la nostra disponibilità nei confronti di chiunque abbia un’idea, un consiglio, un suggerimento o altro ancora e ovviamente siamo pronti a rispondere a tutte le domande di chi ha interesse di unirsi con la propria attività alla nostra nuova sezione Strutture & Servizi.

Pronti a ripartire

Il turismo è sicuramente uno dei settori più colpiti da questa pandemia, ma è in momenti come questi che bisogna fare la differenza per riuscire ad assicurare una pronta ripresa quando la situazione tornerà alla normalità. Paradossalmente, infatti, non esiste miglior momento per investire sulla comunicazione e la promozione di territorio e offerta ad esso legata. E perché mai? Potrebbe chiedersi qualcuno.

Partendo dal principio per cui è inutile aspettare che le persone si mettano a cercare qualcosa che non conoscono e quindi sia meglio andarle a trovare con una strategia di contenuti promozionali, ci si accorge di come in questo momento sul web si concentri un traffico altissimo. Social e piattaforme vedono, purtroppo/perfortuna, un elevato innalzamento di pubblico dovuto alle misure restrittive degli ultimi decreti ministeriali. In poche parole: se non si può uscire di casa si sta sullo smartphone o al PC.

Proposta per il futuro

In questo senso è possibile raggiungere più persone con meno risorse rispetto al solito e proponendo loro più idee su una nuova meta di viaggio, esperienze e altro ancora è possibile arrivare ad un tasso di conversione sufficiente per assicurare nuovi arrivi e generare ulteriore interesse sulla zona. Insomma, è proprio vero che bisogna tenere duro e rimboccarsi le maniche nei momenti peggiori. Un augurio di buone feste da tutto il nostro team, continuate a seguirci e non mollate.

Uno dei contest più famosi al mondo per videomaker che ci ha visto proporre quasi tre diverse attività interpretate nella maniera più possibile originale

Forse non lo avete mai sentito, ma quello ideato da GoPro con il lancio della Hero 7 circa 3 anni fa è uno dei concorsi multimediali più famosi e di successo al mondo. Una formula che lascia spazio ai creators a cui viene chiesto di catturare momenti epici, azioni adrenaliniche, ma anche momenti unici e orginali. Queste riprese andranno a comporre il video di lancio della nuova action cam e daranno modo ai selezionati di spartirsi un monte premi da 1 milione di dollari. Niente male.

Dopo 2 anni di attenta analisi abbiamo deciso che il 2020 era l’anno giusto per fare l’up-grade e provare a partecipare. Così abbiamo cominciato a pensare quali potessero essere delle attività o delle scene capaci di catturare l’attenzione dei giudici e qui sono arrivati i primi problemi.

Fare un video con una GoPro, infatti, è una cosa estremamente semplice e proprio per questo è anche facile posizionarla sul cockpit di un F-22 Raptor e andare a farsi un giro mentre si fanno evoluzione a Mach-2. Questo per dire che a prendere parte al concorso sono davvero moltissime persone e alcune hanno a disposizione paesaggi, mezzi e capacità difficili da avvicinare.

Per fare un esempio nel 2019 sono state inviate 42.000 clip e solo una quarantina di creator sono riusciti ad entrare nel video di lancio della Hero8, tanto per far capire il livello. La copetizione, quindi, è a livello mondiale e non avendo shuttle o altro a disposizone abbiamo deciso di ripiegare su qualcosa di originale e mai visto, da affiancare ad altre attività già note, ma sempre d’appeal.

Teatro a cielo aperto

Quanto è coinvolgente una coreografia di danza classica? Secondo noi molto e provando ad immaginarsela in un contesto diverso si potrebbe arrivare a un immagine più suggestiva e coinvolgente. Ecco perché abbiamo deciso di portare Sara Crincoli (ve l’abbiamo fatta conoscere QUI) in una cava abbandonata della Val Serenaia per darle un teatro a cielo aperto in cui esibirsi. Sara sarebbe stata il nostro cavallo di battaglia: location, colori, scenografia e non solo a dare un valore aggiunto alla ripresa per cercare di distinguersi.

Non solo, per noi questa specifica immagine avrebbe anche riscattato la cava, trasformandola da luogo di abbandono e devastazione a teatro a cielo aperto per un’esibizione che, speranzosamente, avrebbe potuto finire all’interno di uno dei video più ambiti del mondo.

Giù dal monte

Come abbiamo detto la concorrenza non scherza e quindi dovevamo comunque cercare di offrire un contenuto adrenalinico per riuscire ad attirare l’attenzione. Da questo punto di vista ci siamo affidati alle mani dell’esperto climber Gregorio Pedrini, che ha proposto un rope jumping dall’arco del monte Forato. Questa località è già molto famosa per l’altalena che consiste nel dondolare appesi all’arco di roccia. La nostra variazione, invece, prevedeva un lancio dall’arco stesso per una caduta di circa 15 metri e un pendolo di quasi 40.

altalena dal monte forato

Un’immagine che sarebbe sicuramente state evocativa e ci avrebbe permesso di raccogliere più sguardi, ma nonostante la parte logistica fosse curata nei minimi dettagli e la preparazione per il lancio sia stata certosina, abbiamo incontrato dei problemi tecnici a un livello più personale che alla fine hanno fatto desistere i nostro protagonisti dal lanciarsi. Per scoprire come è andata vi invitiamo a vedere il video in alto.

Quasi in volo

L’ultima carta da giocare non sarebbe stata una novità. Vi abbiamo già fatto conoscere il volo in deltaplano con un video dedicato e il nostro pilota Mario Bacci, che per l’occasione avrebbero portato la GoPro sopra le Apuane cercando di catturare un tramonto o una situazione meteo marticolare. Anche in questo caso volevamo un’inquadratura più personale e abbiamo progettato un sostegno per sospendere la camera a circa 2 metri dal sedile del pilota. In questo modo la Hero9 sarebbe apparsa come fluttuante nell’aria, mentre catturava tutto il deltaplano da davanti e l’ambiente circostante.

Volo sul deltaplano in Garfagnana

A causa di motivi tecnici, purtroppo, Mario non è potuto decollare e quindi ci siamo dovuti “accontentare” dei due video registrati con Sara e Gregorio. Abbiamo quindi atteso speranzosi le 15:00 del 15 dicembre quando GoPro ha pubblicato il video finale con tutti le clip scelte. Quest’anno sono stato 29.000 le immagini inviate e 56 i creator scelti. Noi non siamo stati tra questi e dobbiamo dire che il livello era davvero molto alto, ma ormai siamo abituati a vedere questo con il marchio di action cam americano. Poco male, per noi questo video vuol dire prima di tutto tanta ispirazione per altri progetti e adesso abbiamo circa un anno per pensare a cosa proporre per il prossimo contest.

Cosa spinge una comunità intera a prodigarsi in lunghi sforzi per vedere il proprio lavoro andare in cenere in pochi minuti?

Sfortunatamente per le imminenti festività natalizie non saranno consentiti spostamenti al di fuori del proprio comune. Peccato, perché quello di cui vi parliamo in questo articolo è uno spettacolo che ha bisogno di essere visto dal vivo per essere apprezzato. Nonostante tutto, infatti, anche il 2020 vedrà la notte della vigilia di Natale illuminata dai natalecci e falò di Gorfigliano e dintorni.
Si tratta di una delle tradizioni più famose della zona, una ricorrenza che affonda le sue radici in circostanze ignote e tempi lontani. Altissime pire incendiare costruite durante il mese di novembre e dicembre vengono bruciate alle 18:00 del 24 dicembre, per dar vita ad uno spettacolo indescrivibile. Le fiamme arrivano anche a 15 metri da terra visto che le strutture raggiungono in alcuni casi i 10 metri di altezza e a seconda della posizione è possibile vedere i fuochi da una frazione all’altra.

Dove

L’unica zona in Garfagnana dove questa tradizione si è conservata fino a oggi è quella che circonda il lago di Gramolazzo. la frazione di Gorfigliano, grazie agli sforzi di una comunità numerosa, negli ultimi anni ha sempre garantito 3, 4 o addirittura 5 natalecci, ma anche i piccoli borghi cirscostanti si sono sempre rimboccati le maniche per mantenere viva la tradizione.

Garfagnana Dream

A Castagnola va in scena il falò, nome diverso, a cui i locali sono molto attaccati, quindi se chiedete informazioni ricordatevi di non confondere i nomi. La Rimessa di Agliano è un’altra frazione che non manca mai l’appuntamento con la vigilia e un altro posto da cui assistere a un momento magico come questo è Verrucolotte, dove, vista l’altezza, si possono scorgere senza problemi i vari fuochi circostanti.

Questione di identità

I Natalecci fanno parte di un patrimonio culturale di inestimabile valore per il territorio e noi, nel 2018, abbiamo seguito e riportato tutto il processo che da vita alla pira natalizia, con un narratore d’eccezione. Il docufilm, uscito nel 2019, viene riproposto quest’anno per dar modo a più pesone di vivere questa tradizione. Sotto trovate le parole che hanno accompagnato la prima uscita del video.

Un giorno, non molto lontano, il cerchio di un’intera generazione si chiuderà e con esso una parte dello spirito di questo territorio se ne andrà per sempre. Tradizioni, usanze e racconti custoditi per decenni da scrigni umani saranno persi e perso sarà un pezzo di storia che ci ha fatto arrivare dove siamo. Quanto ci sarebbe piaciuto che le care istituzioni, negli anni, si fossero premurate di raccogliere questa eredità, questi insegnamenti. Un archivio del passato, la memoria storica trasformata in linee di codice, megabite, dati, fotografie, documentari e altro ancora. Storie di un tempo che non tornerà mai, capaci di aiutarci a non perdere la bussola dentro alla trappola digitale che, giorno dopo giorno, diventa sempre più grande.
La fiamma del Falò di Castagnola arde da molto più tempo di chiunque possa vederla. Origini buie, forse celebrazioni pagane, forse altro, ma già qua una parte della storia si perde. Una pira che rischiara la notte della vigilia di Natale, una purificazione del bosco che torna polvere, puntuale come il sole che bacia il Pisanino di guardia sopra il lago. Una dopo l’altra nel corso di oltre un secolo a scandire come secondi la necessità di ritrovarsi dentro quel fuoco, così potente, così effimero.
Girate per le vie del paese, chiedete a giovani e anziani perché dannarsi tanto per vedere gli sforzi di un mese svanire in cenere. Sciocchi, dio solo sa da quanto si è persa la domanda a questa risposta; come se, per giunta, contasse alcunché. Nella società dove la frequenza dei cambiamenti è in continuo aumento e non esiste quasi più un giorno uguale all’altro, finché il concetto stesso di memoria vacilla; perdere la bussola è sempre più semplice. Ecco a cosa serve una bussola. Una autentica, che vi porta sempre dove nessuno vi ha chiesto di andare, ma dove capite di dover stare una volta lì.
Noi, avremmo potuto starcene fermi a incolpare chi non ha mai alzato un dito, chi vuole spianare queste montagne, ancora, avremmo potuto berci sopra, tanto, comunque, non ci sarebbe stato niente da fare. E invece, il nostro abbiamo cercato di farlo. Noi abbiamo salvato un pezzo dell’identità di questo posto, come ogni cosa, per secoli, è stata salvata raccontando una storia. La nostra storia, però, parla il linguaggio di nuove generazioni, nate orfane del senso di appartenenza; perché casa, oggi giorno, può essere ovunque nel mondo, ma ovunque sarete nel mondo, a un certo punto, vi volterete verso Casa.
Questo video, quindi, non è per chi è stato, bensì per chi sarà. Affinché ognuno sappia cosa è successo su quel cucuzzolo e si chieda cos’altro sia successo intorno, cominciando a scavare nel caso sentisse mancare una parte di sé. La memoria di questi luoghi, di queste persone, non ha bisogno di essere rispettata, ha bisogno di riscatto e di compimento.

Storia di un tempo in cui i frutti della terra e l’olio di gomito sfamavano intere famiglie e comunità

Fatiche che oggi sembrano impensabili per la nostra generazione, ma che una volta erano all’ordine del giorno se si voleva trovare qualcosa da mangiare a tavola. In questo docufilm ci concentriamo sulla tradizione del metato, attorno alla quale orbita la storia della castagna. Un frutto del bosco che con tutta probabilità ha salvato un’intera generazione.

Si tratta di uno dei corti che speravamo di aggiungere all’archivio il prima possibile, visto che sono più pochi i metati attivi in Garfagnana e le persone come Alfonso Bravi che se ne occupano da quando erano ragazzini. E per i ragazzini di domani abbiamo pensato di congelare questa tradizione e la sua storia in un documento digitale che riuscisse a spiegare i perché e le dinamiche di gesti quasi incomprensibili ai nostri occhi oggi. Nel video trovate tutto quello che dovete sapere e dato che non volevamo dilungarci con troppe parole vi lasciamo alcuni cenni sulle cose più importanti.

Il metato

O anche conosciuto con il nome di seccatoio è la struttura che permette di portare la castagna allo stato che precede la macinatura. Si tratta di modeste casupole con forma rettangolare lunghe 5 metri e larghe 4. Tutte si sviluppano su due piani, quello inferiore dove c’è il fuoco per mantenere una temperatura adatta a far evaporare l’umidità e quello superiore dove vengono stoccate le castagne per il periodo necessario a essiccarle.

Ci sono alcuni criteri da rispettare durante la preparazione: come i ciocchi di legno quanto più possibili secchi per il fuoco, la pula (buccia secca della castagna) per contenere la fiamma, il livello di castagne al piano superiore e altro ancora come vi spieghiamo nel video in apertura.

Ieri e oggi

La castagna, nelle zone di montagna come la nostra, è oggi protagonista di molte feste paesane che vanno in scena nel periodo autunnale. Questo prodotto e i suoi derivati vengono declinati in svariate ricette e in tutti i casi si tratta di momenti di festa e spensieratezza. Tali eventi sono anche ottime occasioni per visitare i piccoli borghi abbarbicati sulle montagne del territorio, che fanno da palcoscenico per le varie manifestazioni.

Ma questo frutto del bosco non ha sempre avuto una connotazione come quella odierna. Una volta il suo significato era sopravvivenza. Ancora prima dei grandi conflitti mondiali, la castagna era il carburante che permetteva a persone e animali di superare un momento difficile come l’inverno. Non conosciamo nel dettaglio le origini sulla pratica dell’essiccazione nei metati, ma è chiaro come il tutto sia nato dall’esigenza di sfruttare al massimo questo abbondante dono della terra. La farina di neccio, come si chiama da queste parti, è famosa per la sua malleabilità, adattabilità a più ricette e non è un alimento difficile da conservare.

Dall’Appennino alle Alpi in un giorno per godersi la prima neve dell’anno

Con il repentino abbassamento delle temperature registrato negli utlimi due giorni è arrivata una prima “spruzzata” di neve che ha ricoperto le cime delle Apuane oltre i 1.300 – 1.400 metri di quota e l’Appennino con una decina di centimetri oltre i 900 metri di altezza. Visto che in questo momento la nostra regione è tra quelle distinte dal colore rosso e non sono consentiti spostamenti se non per motivi di necessità, abbiamo deciso di realizzare alcuni scatti per rendervi partecipi.

Tra l’Oasi Naturale del Lamastrone e il Passo di Pradarena

Siamo partiti prima dell’alba, in direzione Sillano, un piccolo borgo a pochi minuti da Piazza al Serchio. Si tratta di una delle porte d’accesso alla zona appenninica e una delle location più conosciute è la zona dei laghetti (anche se ce n’è soltato uno). Questo percorso è stato per anni tappa di uno dei più importanti appuntamenti del CIVM (Campionato Italiano Velocità Montagna) e da qui si diramano una serie di percorsi per gli appassionati di equitazione, mountain bike e trekking.

Dalla zona più turistica si sale per una delle strade più belle della Garfagnana, quella che, una volta superato Ospedaletto, raggiunge il passo di Pradarena, il confine nord-est con l’Emilia. Le cime appenniniche che incorniciano il passo sono le prime a coprirsi di neve durante l’inverno e anche in questa occasioni i crinali lavorati dal vento hanno offerto uno spettacolo davvero raro con i primi raggi dell’alba ad accarezzarli.

Dall’Orecchiella per San Pellegrino

Tramite la SP 12, 14, 72 e 71 abbiamo attraversato la Riseva Statale Naturale dell’Orecchiella, dove la neve era praticamente tutta sparita, visto che il forte vento non ha permesso ai fiocchi di compattarsi per bene in terra e sulla cime degli alberi. Questa zona resta comunque una delle più facili da raggiungere anche dopo le nevicate più abbondanti e la vista che dà sulle Apuane è altamente suggestiva. Il parco è il posto ideale per un sacco di altre occasioni poi. Date un’occhiata alla nostra ultima avventura alla scoperta del bramito del cervo (clicca QUI).

Noi abbiamo scelto di Passare dalla strada che passa da borghi come Sassorosso e dalla frazione del Casone di Profecchia per godere di tutto il meglio che l’ambiente invernale ha da offrire. Una volta raggiunto il passo delle radici la vista si è aperta su due delle vette più imponenti dell’Appennino Tosco-Emiliano, il Cusna e il Prado. Queste montagne, entrambe raggiungibili da Casone di Profecchia, superano i 2.000 metri di quota e sono rispettivamente le più alte dell’Emilia e della Toscana. Il manto nevoso che le ricopre in questo momento è destinato a sparire, ma non è raro che sopra i cucuzzoli si depositino svariate decine di metri durante la stagione.

Verso il giro del Diavolo

Preseguendo si arriva al Giro del Diavolo, il colle che sovrasta il pease di San Pellegrino in Alpe, il più alto di tutto l’Appennino. Questo è il luogo migliore per godersi una passeggiata in tutta sicurezza con la famiglia e uno di quelli dove si deposita molta neve anche dopo le primissime nevicate. Questo crinale rappresenta una terrazza naturale sul confine con l’Emilia e da qui si riescono a vedere senza problemi molte località del modenese, incluso il Cimone.

Oltre al paese la zona è ricca di rifugi dove potersi rifocillare e da cui partire o arrivare per divertenti escursioni con le ciaspole, l’equipaggiamento perfetto per chi vuole avventurarsi trai boschi innevati durante questa stagione. Le attività di San Pellegrino offrono la possibilità di noleggiarle, ma si tratta di una spesa modesta per un accessorio dalla lunga durata con cui godersi molti inverni.

Dall’Appennino alle Apuane

Saremo onesti, abbiamo visto di meglio, ma è da molto che non si vede la neve così “presto” da queste parti, visto che negli utlimi 3 anni si è sempre fatta attendere fin’oltre dicembre. Pochi cm quelli caduti a terra e con il versante apuano ancora sgombro dalla neve e quindi da possibili rischi abbiamo deciso di salire fino sulla vetta del Corchia e approfittare della giornata limpida per godersi il panorama.

Ci teniamo a dire che come società operante per la promozione del territorio siamo nel pieno rispetto dell’ultimo d.p.c.m e che il nostro intento è quello di offrire un assaggio di inverno virtuale a chi in questo momento per un motivo o l’altro non ha la possibilità di scorgere un bel panorama fuori dalla finestra di casa. Ci auguriamo che la situazione possa tornare più in fretta possibile alla normalità e che tutti possano superare al meglio questo periodo. Le nostre montagne saranno sempre qui ad aspettarvi.

Una struttura virtuale per le strutture reali e non solo. Abbiamo pensato a uno spazio per tutti gli operatori del settore, dagli alberghi ai camping, dalle guide agli accompagnatori e ovviamente non manca la parte dedicata alla ristorazione

Siamo davvero felici di presentarvi una nuova sezione del nostro sito. Per adesso è quella che ha richiesto più sforzi da parte del nostro team e che ha impiegato più tempo per nascere, ma volevamo essere sicuri che tutto fosse in ordine visto che sarà una delle più importanti. “Strutture e Servizi”, ecco la nuova aggiunta alla nostra piattaforma: uno spazio pensato per riunire sotto lo stesso cielo tutto ciò che il territorio ha da offrire.

A cosa serve

Uno dei problemi che abbiamo frequentemente riscontrato confrontandoci con il pubblico è relativo alla difficoltà di capire quali siano le alternative una volta scelto di trascorre del tempo qui. Abbiamo così compreso la necessità di integrare all’interno del sito una sezione dove dare modo di proporre la propria offerta a chiunque voglia farlo. E non solo ci rivolgiamo alle strutture ricettive o ristorati, ma anche a tutti i privati o le piccole realtà come guide turistiche, ambientali, alpine, noleggiatori altri simili. Vogliamo che le persone possano trovarvi senza troppi sforzi, entrare in contatto con voi e organizzare vacanze migliori e ancor più ricche.

Spesa o investimento?

Sappiamo che il momento attuale non è dei più semplici e battere cassa non è mai una bella cosa, ma non potremmo essere più distanti da questo. L’estate del 2020 ha offerto un interessante spunto di riflessione: moltissime persone, infatti, dopo mesi di quarantena, timore nei confronti dei posti troppo affollati e impossibilità di viaggiare lontano hanno deciso di guardarsi intorno, scoprendo e riscoprendo posti dati spesso per scontati. La Garfagnana è uno di questi. In migliaia, dalle province vicine e non solo, hanno deciso di rilassarsi nella quiete e nella sicurezza del nostro territorio. Un boom che avremmo voluto raggiungere diversamente, ma che di certo ci impone di lavorare sodo per far sì che anche il 2021 sia fruttuoso per il settore.

In questo senso la vostra adesione è un investimento che dà modo al nostro team di lavorare per raggiungere le persone vicine e lontane grazie alla strategia che vi spieghiamo nel video in apertura. Il nostro processo di digitalizzazione del territorio è l’arma migliore in questo momento storico per stuzzicare la curiosità degli utenti in rete che, catturati da foto, video e articoli, avranno di certo un buon motivo per scoprire meglio la zona grazie al sito. E una volta qui la parte che inauguriamo oggi offrirà loro la possibilità di conoscere dove dormire, dove mangiare e cosa poter fare una volta qui.

Anche su misura

Abbiamo pensato ad un’offerta standardizzata in 6 diversi pacchetti, ognuno contenente una serie di servizi quanto più possibile in linea con la cifra richiesta (clicca QUI per i prezzi). Questo non significa che non possiamo costruire un servizio ad hoc nel caso di esigenze particolari o qualora ci siano esigenze diverse. Scriveteci alla mail [email protected] o usate la sezione contatti per richiederci delle info. In alternativa potete chiamare il numero 3346104337.

Un’idea che non salverà la vita a nessuno, vero, ma un piccolo tocco per migliorare l’accoglienza non guasterebbe

Di per sé una rotonda non ha niente di speciale se si pensa alla valorizzazione del territorio. Si tratta di una “semplice” opera di ingegneria urbana per la gestione del traffico, ma è la prospettiva che spesso fa la differenza e se la guardiamo da un altro punto di vista è possibile pensare alla rotonda come un’opportunità. Per meglio dire una vetrina, una sorta di stretta di mano. Pensiamoci: arrivando a Castelnuovo di Garfagnana da Lucca, percorrendo la SR455, la prima cosa in cui ci si imbatte è proprio la rotonda in cui confluiscono le strade per il centro città e il vicino comune di Pieve Fosciana.

A oggi la situazione è piuttosto standard, ovvero abbiamo una rotonda con marciapiede ricoperta da un manto erboso che si presenta in modo diverso a seconda della stagione. Niente che gridi al degrado o all’incuria, quindi, ma come abbiamo accennato secondo noi il margine non manca. C’è da ricordarsi infatti che questa non è la sola rotonda presente nel giro di poche centinaia di metri. Salendo verso la Pieve se ne trova una seconda e più avanti, in direzione Villetta-San Romano, c’è la terza. Le condizioni sono le solite per tutte, vediamo quindi cosa ci piacerebbe fare.

Un po’ di colore

Il primo semplice ed economico passo, secondo noi, sarebbe quello di operare a livello botanico, trasformando le rotonde in una sorta di piccolo giardino molto curato e magari, per auitare le attività della zona, affidare i lavori ai fiorai e floricoltori del posto. Un bel green all’inglese e una serie di fiori a tutto tondo per abbellire e rendere più piacevole visivamente questi tratti farebbero risaltare di più le zone. Tali composizioni potrebbero inoltre cambiare a seconda della stagione o delle ricorrenze, ci viene in mente il tema del Natale ad esempio e così via.

Stimolo per scoprire

Adesso arriva la parte interessante. Questa porzione di strada in un certo senso è parallela alla catena delle Alpi Apuane e una volta superata la galleria è possibile scorgere le vette di alcune delle cime principali delle parti sud, centro e nord, come Pania della Croce, Sumbra e Pisanino. E qui vi chiediamo: quanto sarebbe bello se al centro di ogni rotonda ci fosse una replica della cima di queste montagne appena menzionate? Stampata in 3D o in qualche altro modo che oggi permette di replicare qualunque forma?

Monte Pisanino

Più precisamente ci siamo immaginati di avere la Pania della Croce sulla prima, il Sumbra sulla seconda e il Pisanino sulla terza. Interessante sarebbe avere la dicitura Alpi Apuane riportata in ogni punto in modo da dare soprattutto a chi passa da qui per caso la possibilità di scoprire cosa si cela a pochi passi dai nostri borghi.

Come ci è venuta?

Le idee possono nascere per puro caso, possono arrivare di botto, ma è possibile che si sviluppino con il tempo, con l’ispirazione dopo una sufficiente dose di esperienza. E quest’ultimo processo è un po’ la genesi di quello che vi abbiamo raccontato in queste righe. La scintilla è arrivata dopo la visita di qualche anno fa al Messner Mountain Museum di Plan de Corones, dedicato all’omonimo alpinista.

All’interno viene raccontata la sua storia e oltre alla raccolta delle attrezzature usate negli anni 60-70 per praticare questa disciplina ci sono anche le repliche, veri e propri modelli in scala, delle vette più significative conquistate dal buon Reinhold. Così abbiamo deciso di condividere con voi questa pensata, per capire cosa ne pensiate e quindi sono ben accette critiche e consigli.

Siamo andati a “caccia” di cervi nel Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano e le sue Riserve, per ammirare dal vivo questo spettacolo della natura

Durante il periodo a cavallo tra settembre e ottobre è facile, se si passeggia per le foreste dell’Appennino, udire il suono rauco e penetrante emesso dal maschio di cervo (Cervus Elaphus). La stagione degli amori è caratterizzata da questi richiami che servono per attirare le femmine e tenere gli altri maschi lontani dal territorio. Si tratta di versi capaci di propagarsi per kilometri e se uditi da vicino riescono a far tremare i timpani.

Il bramito

Non è difficile sentire questi richiami amorosi, più complesso è vedere i cervi mentre li emettono. Fortunatamente la Garfagnana è ricca di punti in cui poter godere dal vivo di queste esibizioni e il migliore di tutto è il Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano, che con le riseve di Orecchiella, Lamarossa e Corfino offre molte possibilità di incontrare questi animali. La gestione è affidata al Nucleo Carabinieri Forestali Biodiversità di Lucca che gestiscono e curano questo territorio caratterizzato da una ricchissima biodiversità.

Questa è una delle zone più strategiche vista la possibilità di spostarsi in auto lungo la strada che percorre tutto il parco (per imboccare poi i vari sentieri) e la relativa vicinanza con il “capoluogo” del territorio, Castelnuovo di Garfagnana. Ci vogliono circa 20-30 minuti per raggiungere il centro visitatori e da qui gli itinerari sono innumerevoli. Per questa avventura abbiamo coinvolto l’amico e fotografo professionista Leonardo Papèra, che ci ha accompagnato nelle zone più bazzicate da questi animali.

Raccomandazioni

C’è una cosa importante che ci teniamo a sottolineare: la prima è che quando ci si immerge in contesti del genere bisgona sempre stare attenti a non distrurbare o alterare l’equilibiro dell’eocosistema. Bisogna rispettare gli animali ed evitare comportamenti pericolosi, come spargere del cibo o addirittura nutrire gli animali selvatici. Ricordatevi sempre che in questi casi siete voi gli ospiti.

 

L’incontro

La zona che ci sentiamo di consigliarvi è quella dei boschi che rimangono nascosti dietro la Pania di Corfino, nei dintorni dell’abitato di Campaiana. Da qui è possibile arrivare fino ai piedi del massiccio citato e godere di una vista magnifica su tutta la valle e le Alpi Apuane, la catena più aspra sul versante marittimo. Il luogo per noi è fortemente strategico visto che sia alba che tramonto (i momenti migliori per scattare) illuminano perfettamente il “palco scenico” che in questo caso è una vasta radura con pozze d’acqua dove è facile che gli animali si abbeverino.

Contro ogni aspettativa, la nostra uscita è stata molto fortunata. Dopo la partenza da Castelnuovo e i pochi passi che ci hanno fatto raggiungere lo spot individuato siamo stati letteralmente sorpresi da un giovane maschio che si affaccia da dietro una collinetta. Ci gettatiamo a terra, sembra non averci individuato ancora (siamo sotto vento). Leonardo afferra la reflex con il teleobbiettivo e comincia a scattare, ma si dimentica di attivare lo scatto silenzioso.

Lo scatto è stato realizzato con Nikon D780 e Tamron 150-600 mm F5,0-6,3 G2 a 10.000 ISO in condizioni di luce post crepuscolare

L’udito di questi animali, infatti, è molto fine e la prima raffica di foto fa immobilizzare l’animale. Dopo poco riprende a camminare, ma a questo punto siamo compromessi e dopo una seconda raffica il cervo capisce che c’è qualcosa di strano intorno a lui. Batte in ritirata guardandoci un’ultima volta prima di scomparire.

Incredibile descrivere l’intensità di quegli attimi. Una volta rivisto il filmato ci siamo resi conto che il tutto non è durato più di due minuti, ma ripensandoci è come se il tempo si fosse fermato. Forse è questo l’aspetto più bello di un’esperienza del genere: sapere di avere la civiltà a pochi km di distanza, eppure percepire quell’intimità profonda con la natura selvaggia di fronte ad un animale che, magari, non ha mai incontrato un essere umano.

Una serie dedicata alla natura?

Dopo questo incontro abbiamo cominciato a pensare ad una serie di video dedicati alla fauna della zona. Dopo la chiacchierata con Lorenzo Shoubridge è chiaro quanto sia fondamentale un argomento come questo per la promozione e la valorizzazione del territorio. Pensate le potenzialità di un contenuto che dimostra come partendo dalla piazza di un centro abitato (in questo caso distante meno di un’ora da una città come Lucca) si raggiunge una zona incontaminata, spiegando come sia adatta alle esigenze di un fotografo naturalista in cerca di avventura o di una famiglia che cerca un luogo dove passare un fine settimana in completo relax. Prossima sfida? Che ne pensate di vedere da vicino la regina dei cieli di Apuane e Appennino?

Ottobre tempo di castagne e castagni. Ecco dove sono gli alberi monumentali da vedere sul territorio

Protagonista indiscusso di questo momento dell’anno in Garfagnana è la castagna, che ricopre il terreno dei boschi da Apuane a Appennino. L’importanza di questo frutto selvatico è enorme per la zona, ma su questo tema torneremo più avanti con un contenuto dedicato. Più che di castagne stavolta vogliamo parlare di castagni, in particolare di alcuni esemplari che quanto a dimensioni ed età non hanno niente da invidiare a certi monumenti.

In Garfagnana

Si parte dai boschi che circondano il paese di Gorfigliano dove è possibile trovare diversi esemplari di castagno il cui tronco supera i 5 metri di circonferenza. Non lontano da qui, sul piazzale della chiesa di Varliano, ne troviamo uno che misura 5,10 m ed è molto semplice da raggiungere. Stando a quanto riportato su un libro dedicato a queste piante sembra che sulla strada che collega Sillano al Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, in località Casini di Corte, ci sia un castagno con una circoferenza di 10,5 metri, assieme ad altri che raggiungono gli 8 metri, con un’età che sembra superare i 600 anni. In località Pratofosco, nel comune di Castiglione di Garfagnana, si stima che un castagno potrebbe arrivare a generare 240 quintali di legname se venisse tagliato.

Un’altro punto facilmente raggiungibile anche in auto è la strada che dal comune di Vagli Sotto porta a Campocatino. Ai lati della stessa via è possibile ammirare, a poche decine di metri l’uno dall’altro, alcuni esemplari la cui età raggiunge e supera facilmente i 600 anni.

 

Mediavalle

A Sommocolonia ce n’è uno che supera gli 8 metri di circonferenza e i 20 di altezza, mentre a Renaio nei pressi della trattoria Marchi ce n’è uno il cui tronco misura 6 metri di circonferenza. Poco più avanti della trattoria il “castagno dell’Eva” tocca i 9,90 m di circonferenza e sempre in zona un altro arriva a 12 metri con un enorme buco nel tronco. Anche questo probabilmente potrebbe avere oltre 600 anni di età. Qui vicino si trova il “castagno di Annibale” dove sembra che transitò Annibale con gli elefanti. Si tratta di un esemplare di oltre 7 metri di circonferenza, vicino alla chiesetta di San Paolino ce n’è un altro da 9,50 metri cavo all’interno e per questo utilizzato come capanno di caccia con tanto di feritoie per sparare.

 

Non solo castagni

Ovviamente questa è una panoramica generale su dove trovare con sicurezza questi alberi monumentali, anche se nulla toglie che ci si possa imbattere in esemplari dello stesso tipo durante una normale passeggiata nel bosco. Tutte queste zone rimangono perfette per la raccolta dell castagne (sempre che non ci sia divieto) e di funghi (qui tutte le norme). Ognuno di questi posti, inoltre, custodisce borghi, fortezze e altro ancora che merita sicuramente di essere visitato. Non dimentichiamoci poi i panorami che le zone citate regalano durante tutto l’anno. Ci raccomandiamo come sempre di rispettare questi ecosistemi e di comportarvi in maniera responsabile.

Fonte: Ezio Lucchesi