Cosa spinge una comunità intera a prodigarsi in lunghi sforzi per vedere il proprio lavoro andare in cenere in pochi minuti?
Sfortunatamente per le imminenti festività natalizie non saranno consentiti spostamenti al di fuori del proprio comune. Peccato, perché quello di cui vi parliamo in questo articolo è uno spettacolo che ha bisogno di essere visto dal vivo per essere apprezzato. Nonostante tutto, infatti, anche il 2020 vedrà la notte della vigilia di Natale illuminata dai natalecci e falò di Gorfigliano e dintorni.
Si tratta di una delle tradizioni più famose della zona, una ricorrenza che affonda le sue radici in circostanze ignote e tempi lontani. Altissime pire incendiare costruite durante il mese di novembre e dicembre vengono bruciate alle 18:00 del 24 dicembre, per dar vita ad uno spettacolo indescrivibile. Le fiamme arrivano anche a 15 metri da terra visto che le strutture raggiungono in alcuni casi i 10 metri di altezza e a seconda della posizione è possibile vedere i fuochi da una frazione all’altra.
Dove
L’unica zona in Garfagnana dove questa tradizione si è conservata fino a oggi è quella che circonda il lago di Gramolazzo. la frazione di Gorfigliano, grazie agli sforzi di una comunità numerosa, negli ultimi anni ha sempre garantito 3, 4 o addirittura 5 natalecci, ma anche i piccoli borghi cirscostanti si sono sempre rimboccati le maniche per mantenere viva la tradizione.

A Castagnola va in scena il falò, nome diverso, a cui i locali sono molto attaccati, quindi se chiedete informazioni ricordatevi di non confondere i nomi. La Rimessa di Agliano è un’altra frazione che non manca mai l’appuntamento con la vigilia e un altro posto da cui assistere a un momento magico come questo è Verrucolotte, dove, vista l’altezza, si possono scorgere senza problemi i vari fuochi circostanti.
Questione di identità
I Natalecci fanno parte di un patrimonio culturale di inestimabile valore per il territorio e noi, nel 2018, abbiamo seguito e riportato tutto il processo che da vita alla pira natalizia, con un narratore d’eccezione. Il docufilm, uscito nel 2019, viene riproposto quest’anno per dar modo a più pesone di vivere questa tradizione. Sotto trovate le parole che hanno accompagnato la prima uscita del video.

Un giorno, non molto lontano, il cerchio di un’intera generazione si chiuderà e con esso una parte dello spirito di questo territorio se ne andrà per sempre. Tradizioni, usanze e racconti custoditi per decenni da scrigni umani saranno persi e perso sarà un pezzo di storia che ci ha fatto arrivare dove siamo. Quanto ci sarebbe piaciuto che le care istituzioni, negli anni, si fossero premurate di raccogliere questa eredità, questi insegnamenti. Un archivio del passato, la memoria storica trasformata in linee di codice, megabite, dati, fotografie, documentari e altro ancora. Storie di un tempo che non tornerà mai, capaci di aiutarci a non perdere la bussola dentro alla trappola digitale che, giorno dopo giorno, diventa sempre più grande.

La fiamma del Falò di Castagnola arde da molto più tempo di chiunque possa vederla. Origini buie, forse celebrazioni pagane, forse altro, ma già qua una parte della storia si perde. Una pira che rischiara la notte della vigilia di Natale, una purificazione del bosco che torna polvere, puntuale come il sole che bacia il Pisanino di guardia sopra il lago. Una dopo l’altra nel corso di oltre un secolo a scandire come secondi la necessità di ritrovarsi dentro quel fuoco, così potente, così effimero.

Girate per le vie del paese, chiedete a giovani e anziani perché dannarsi tanto per vedere gli sforzi di un mese svanire in cenere. Sciocchi, dio solo sa da quanto si è persa la domanda a questa risposta; come se, per giunta, contasse alcunché. Nella società dove la frequenza dei cambiamenti è in continuo aumento e non esiste quasi più un giorno uguale all’altro, finché il concetto stesso di memoria vacilla; perdere la bussola è sempre più semplice. Ecco a cosa serve una bussola. Una autentica, che vi porta sempre dove nessuno vi ha chiesto di andare, ma dove capite di dover stare una volta lì.

Noi, avremmo potuto starcene fermi a incolpare chi non ha mai alzato un dito, chi vuole spianare queste montagne, ancora, avremmo potuto berci sopra, tanto, comunque, non ci sarebbe stato niente da fare. E invece, il nostro abbiamo cercato di farlo. Noi abbiamo salvato un pezzo dell’identità di questo posto, come ogni cosa, per secoli, è stata salvata raccontando una storia. La nostra storia, però, parla il linguaggio di nuove generazioni, nate orfane del senso di appartenenza; perché casa, oggi giorno, può essere ovunque nel mondo, ma ovunque sarete nel mondo, a un certo punto, vi volterete verso Casa.
Questo video, quindi, non è per chi è stato, bensì per chi sarà. Affinché ognuno sappia cosa è successo su quel cucuzzolo e si chieda cos’altro sia successo intorno, cominciando a scavare nel caso sentisse mancare una parte di sé. La memoria di questi luoghi, di queste persone, non ha bisogno di essere rispettata, ha bisogno di riscatto e di compimento.