Il 2022 sarà l’anno in cui il paese di Fabbriche di Careggine (o quel che rimane) riemergerà dalle acque del lago di Vagli, vediamo pro e contro.
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quell’estate 1994, quando il paese dei fabbri bresciani tornò a vedere la luce del sole. Oltre 1 milione di visitatori stimati in quella stagione, provenienti da ogni parte d’Italia e non solo, per passeggiare tra le rovine del borgo che fino a oggi è rimasto custodito dalle acque del bacino artificiale noto a tutti come lago di Vagli.
In questo articolo non ripercorreremo la storia dell’abitato e nemmeno le vicende che hanno portato alla costruzione della diga con il conseguente inabissamento del peasino. Piuttosto ci piacerebbe riflettere su come, allo stato attuale di organizzazione e gestione turistica in Garfagnana, lo svuotamento del lago e l’arrivo di milioni di persone non sia più un rischio che un guadagno.
Prima le buone notizie
Sappiamo che per molti potrebbe trattarsi di un tema inatteso o di un ragionamento sprovveduto. “Ma come? – vi chiederete – un afflusso tanto importante e imponente in Garfagnana come può rappresentare un rischio?” Eppure, al pari di tutte le cose, anche qui ci sono vantaggi e svantaggi. Partiamo con il i numeri; abbastanza da mandare fuori giri tutte le strutture relative a ricezione e ristorazione del comune interessato e di quelli limitrofi.
Non solo, se si parla di viabilità e infrastrutture bastano pochi attimi per capire che Vagli non ha la capacità di poter far fronte e reggere il flusso che si prospetta per un evento come questo. Il transito sulla strada che porta al paese sarebbe addirittura difficoltoso per le navette, che smaltirebbero più persone e alleggerirebbero i parcheggi, ma anche quando si parla di spazi per sostare Vagli non brilla.
Questione di stare al passo
Il mondo è cambiato, ma questa è un po’ da sempre una prerogativa del mondo in cui viviamo. Il fatto che niente sia costante ha sempre definito la società e i cambiamenti non hanno mai aspettato nessuno. Ancor di più c’è che l’accelerazione subita dal mondo negli ultimi 10-15 anni è qualcosa che raramente si è visto nella storia e per intere generazioni rimanere al passo è stato difficile, se non impossibile.
Dal 1994 non solo si è compiuto l’avvento di internet, ma sono arrivati anche i social media, gli smartphone e altro ancora. Un ecosistema tecnologico capace di connettere miliardi di persone e di esporre (attenzione a questa parola) qualsiasi cosa a una visibilità quasi illimitata. Un esempio? Nella foto riportiamo un post di una pagina relativa a video e fotografia con droni, dove nella descrizione si pubblicizza lo svuotamento del lago e si consiglia di farsi trovare pronti con l’attrezzatura per portarsi a casa degli scatti unici. Ben venga, diciamo noi, ma dando un’occhiata ai numeri (mi piace, commenti, condivisioni) è lampante come con poco si riesca a spargere la notizia ovunque. Per questo, se tutto andrà come deve andare nel 2022, è lecito aspettarsi un’invasione degna dei tempi degli Unni in Cina.
Siamo pronti?
Ed è qui che scopriamo l’altra faccia della medaglia, quella dove non è tutto oro quello che luccica, anzi. Eh sì, perché il lago di Vagli e il relativo svuotamento, nel corso degli ultimi anni, si sono ritagliati il ruolo di deus ex machina per il turismo in Garfagnana, le chiavi per la ripartenza. Ma può essere davvero così semplice? Ecco cosa pensiamo noi.
Riportare alla luce il borgo sommerso attirerà centinaia di migliaia di persone sul territorio ed esporrà questa zona all’attenzione di stampa, social e persone in carne e ossa. Perché la Garfagnana possa massimizzare il ritorno d’immagine come Territorio da questa circostanza ci sarebbe bisogno di:
- una strategia di comunicazione studiata ad hoc per l’occasione (dovrebbe già essere in marcia in questo momento).
- Una struttura digitale capace di indirizzare l’attenzione dell’utente (quindi il turista quando è ancora a casa) anche sul resto dell’offerta.
- Una simile che raccogliesse l’offerta dei privati in merito al turismo esperienziale, per far capire a tutti che il tempo di permanenza potrebbe essere ben superiore alla semplice giornata per visitare il paese sommerso.
- Ancora, la realizzazione di pacchetti che approfittino dell’evento per far scoprire aspetti legati ad enogastronomia e cultura, ad esempio: la creazione di visite guidate nei dintorni di Vagli alla volta di mete come l’Eremo di San Viviano, e le vette Apuane della zona. Tutte cose che, al momento purtroppo latitano e che non è semplice mettere in piedi dal giorno alla notte (il tempo che in proporzione ci separa dall’avvenimento tanto atteso).
Il risultato
Come andrebbe a finire allo stato attuale? Successone di pubblico per il piccolo borgo in fondo al lago, ma grande spreco per il resto del territorio. Sì, perché senza una guida, senza una bussola virtuale per orientarsi quello che si limiterebbe a fare la stragrande maggioranza dei visitatori sarebbe: recarsi a Vagli, vedere il paesino, farse un salto a Campocatino, alle cave o nel resto della zona, mangiare un piatto al ristorante per poi tornare a casa e rispondere così alla domanda “cosa c’è in Garfagnana?” “Un piccolo borgo che rivedremo forse tra 20 anni, ma Vagli è carino, merita farci un salto!”.
Siamo sicuri di volerci far scappare questa botta di visibilità capace davvero di risollevare le sorti di tutto il territorio se sapientemente sfruttata? A voi le considerazioni.