Da alimento per sopravvivere durante la Seconda Guerra Mondiale a sfizioso piatto per le occasioni più speciali

Per i Garfagnini, quelli veri, la castagna è sacra al pari dei bovini per gli indiani, con la differenza che da queste parti non si fanno troppi problemi a imbastire la tavola con piatti a base di questo frutto. Nel nostro docufilm dedicato alla tradizione del metato e alla storia della castagna sul territorio (GUARDA IL VIDEO) abbiamo ripercorso la nascita di una tradizione ultracentenaria attraverso le parole di chi quei periodi di stenti e miseria li ha vissuti in prima persona.

Oggi vogliamo celebrare la castagna e il suo derivato, la farina di neccio, in tutta la sua semplice bontà e per questa prima puntata di Garfagnana da Gustare la nostra chef Rosa Rocchiccioli ci farà vedere come utilizzare questo ingrediente per preparare un primo piatto stuzzicante e appetitoso ottimo anche per le occasioni più speciali. Prima di cominciare vogliamo ringraziare i nostri partner che hanno reso possibile la realizzazione di questa serie. Parliamo del punto vendita Castelli in Via Farini a Castelnuovo del gruppo Carreffour di A.Baiocchi, che ha fornito tutti i prodotti tipici che vedrete nei video, e Centro Casa di Bonaldi sempre a Castelnuovo in via Garibaldi, che ha messo a disposizione tutte le attrezzature per le preparazioni affrontate.

La ricetta. Ravioli dolci di castagne con cuore salato

Il procedimento con tutti i dettagli lo trovate nel video in apertura, dove Rosa vi darà tutti i consigli utili per riprodurre alla perfezione questa ricetta. I procedimenti principali consistono nel formare i ravioli unendo la farina di castagne con quella normale e creare l’impasto. Da qui si passa alla preparazione del ripieno, con la ricotta di pecora, il pecorino grattugiato e le noci. Una volta messa a bollire una pentola d’acqua si unisce la pasta con il ripieno e si cuoce il tutto per 4-5 minuti. Separatamente mettiamo anche a rosolare il guanciale per renderlo croccante. Guanciale, che insieme alla crema al parmigiano, sarà la guarnizione per il nostro piatto.

Ingrdienti:

120 g di farina 00

80g di farina di neccio 

2 uova

Acqua QB

200 g di ricotta

15/20g di latte 

30 g di noci

15g di parmigiano 

15 g di pecorino

150 g di guanciale 

Burro 100 g

Sale e pepe qb

Altre ricette con la farina di castagne

Come tutti i prodotti scelti per questa serie, la farina di Castagne è un ingrediente molto malleabile e con questa si possono realizzare altre preparazioni valide per diverse occasioni. Può essere utilizzata per fare i deliziosi necci, unendo la farina ad acqua e sale per avere un impasto semiliquido da cuocere su piastre di metallo detti ‘testi’.

Per la colazione si può preparare il classico plumcake aggiungendo la farina di castagne a quella 00 visto che questa non ha la stessa forza (W) della più classica farina raffinata. Uno dei prodotti più tipici del territorio è il castagnaccio, una torta fatta interamente con farina di castagne e acqua, guarnita con noci, pinoli e scorza d’arancio che si cuoce in forno.

Può anche essere usata per la preparazione del pane, sempre in aggiunta alla classica farina 0. Questo mix conferisce a uno degli alimenti immancabili sulle tavole italiane un sapore e una consistenza molto diversa anche dagli impasti integrali e molto distinta. E ancora biscotti, muffin, prodotti dolciari di vario genere e molto altro può essere preparato con questo ingrediente, lasciatevi ispirare dalla vostra fantasia.

Proprietà

Tra le cose da sapere c’è che questa farina è ricca di carboidrati e sali minerali come potassio, ferro, calcio, sodio, magnesio, fosforo e cloro. Contiene le vitamine C, PP, quelle del gruppo B e nelle sue varianti è un alimento utile a chi pratica sport o è soggetto a stress fisico o psicologico.

A 20 anni di distanza dalla prima vittoria assoluta Paolo Andreucci ci parla della gara di casa

Mancano pochissimi giorni all’avvio di uno degli appuntamenti più attesi dagli appassionati di corse, il Rally del Ciocco 2021, che si appresta a entrare nella storia come l’edizione dei record per quanto riguarda il numero degli iscritti. Sono 165, infatti, gli equipaggi attesi al semaforo tra C.I.R e Trofeo che si sfideranno sui circa 95 km di prove della Garfagnana. L’organizzazione ci tiene a far sì che vada tutto per il meglio e visto che le prove saranno fruibili virtualmente, anche in diretta, ricordiamo di evitare di affollare i tratti.

Massa-Sassorosso, Careggine e Molazzana. Sono queste le 3 prove che nella giornata di sabato 13 faranno da palcoscenico per questo capitolo del Ciocco che, nonostante la situazione generale, riuscirà a mettere alla prova i concorrenti su percorsi davvero tosti.

Un nuovo inizio

Dopo le avventure in Peugeot per Paolo questa sarà una gara strategica al fine di raccogliere informazioni per lo sviluppo dei pneumatici MFR, brand che si affaccia al mondo del motorsport con mire di livello mondiale. Nei prossimi 2/3 anni sarà proprio Andreucci che gestirà una parte dello sviluppo delle coperture per le auto da corsa e non a caso il 2021 lo vede a tempo pieno nel C.I.R.T, il campionato italiano su terra, fondo che anima quasi da sempre l’80% delle prove del WRC.

Il pilota garfagnino, quindi, non sembra fare troppo caso alle sue 55 primavere e ai suoi 11 titoli italiani che, di sicuro, basterebbero per far appendere il casco al chiodo ad una lunga lista di piloti. Pochi conoscono questo rally come lui, con le strade che prima di vederlo correre lo hanno visto crescere. Abbiamo approfittato della sua esperienza per fare il punto su cosa aspetti i driver in questa edizione 2021.

Un rally che non fa prigionieri

“Il rally del Ciocco è l’appuntamento che negli ultimi anni ha sempre dato il via al campionato italiano rally – esordisce Paolo -. Amato da tutti i tifosi e rispettato dai piloti ha visto edizioni invernali ed estive, fino ad arrivare alle condizioni meteo pazze di marzo, dove qualche volta si è vista la neve. Io ho dei ricordi bellissimi di questo rally, da Franco Cunico con il 112 Abarth al mio debutto come navigatore con Riccardo Trombi.

Non è una gara facile e prima di pensare a vincere bisogna raggiungere il traguardo. Negli anni abbiamo visto lotte al vertice racchiuse in pochi secondi e quest’anno l’unico elemento che può rendere la gara più ‘semplice’ è l’assenza di prove molto selettive come Renaio e Tereglio. In generale si tratta di un rally molto tecnico e le condizioni meteo possono cambiare repentinamente o offrire scenari come i 20° del pomeriggio e i 5° della sera. L’imprevisto è dietro l’angolo e bisogna essere sempre pronti a modifiche su stile di guida e assetto”.

Programma serrato

“Tolta la prima prova del venerdì pomeriggio – continua Andreucci -, il resto del programma si condenserà nella giornata di sabato. 3 prove per un totale di 9 passaggi (qui la tabella distanze e tempi) e una più impegnativa dell’altra, nonostante il chilometraggio ridotto. Massa-Sassorosso (Sassorosso per gli amici) sarà la prima e attende tutti con lo shock della sua discesa finale dopo il primo tratto in salita largo e veloce. Il primo tratto, infatti, non presenta particolari problemi, ma gli ultimi km, quelli dopo le inversioni di Sassorosso, sono molto insidiosi visto che la strada è stretta e sconnessa, ma si raggiungono comunque velocità prossime ai 150 km/h.

Da qui si va verso Careggine, altra prova storica del Ciocco, che nel 1992 ha ospitato anche il San Remo mondiale. La prima parte non è troppo diversa da Sassorosso, anche qui la strada sale bella larga con molte curve in appoggio, ma il fondo può essere un p0′ viscido. Dopo l’inversione stretta dentro il paese di Careggine invece si cambia e si passa a un fondo parecchio sconnesso, con tanti tagli dove si può anche trovare sporto sulla strada ed è fondamentale fare attenzione. L’ultimo tratto, dopo il borgo della Croce, ritorna a essere più scorrevole e si può tornare a spingere in vista della fine in corrispondenza dell’abitato di Colle.

Molazzana chiude il loop di prove con poco più di 8 km di speciale, ma la novità è che in questa edizione la prova sarà affrontata in senso opposto. Si parte con un tratto in salita caratterizzato da parecchi tornanti e anche se la strada è molto larga ci sono delle curve lente, ma le cose cambiano dopo il comune di Molazzana. Il secondo tratto in discesa non risparmia i freni e il fondo è più sconnesso e scivoloso. Particolare attenzione da riservare all’inversione in corrispondenza del bivio con Palleroso, dove il repentino cambio di pendenza tra gli asfalti non rende semplice la manovra”.

In pista tra pochi giorni

Paolo Andreucci ha ufficializzato la partecipazione al volante di una Skoda Fabia R5 EVO 2 del team Hsport e anche se la sua uscita inaugurerà l’avventura con MFR Tyres, costruttore indiano che guarda con lungimiranza al motorsport, sarà di fatto nella mischia con tanti campionissimi. Giandomenico Basso, Umberto Scandola, Andrea Crugnola tanto per citarne qualcuno nostrano e direttamente dal mondiale rally non mancheranno Thierry Neuville e Craig Breen.

Dopo il nostro viaggio tra storia e leggende in Garfagnana cambiamo rotta e puntiamo verso coltello e forchetta. Pronti ad assaporare tutto il buono di questa terra?

Ecco il trailer di Garfagnana da Gustare, un’altra produzione realizzata interamente in casa grazie all’apporto di Novesei Studio, che si propone di far sbarcare sul web e sui social tutto il buono che il territorio ha da offrire a livello gastronomico. 1 trailer e 4 episodi che ci accompagneranno per tutto il mese di marzo, con il primo che sarà trasmesso sulle piattaforme il prossimo mercoledì 10. L’appuntamento con gli altri è fissato per il 17, 24 e 31 marzo.

Perché un cooking show?

Abbiamo pensato a un format dinamico e capace di intrattenere per far scoprire alcuni dei prodotti tipici della Garfagnana e seguendo i trend della rete abbiamo individuato nel cooking show la formula migliore per unire informazione a svago. Rosa Rocchiccioli è il nostro “chef” che non solo vi farà scoprire le caratteristiche e le origini di questi alimenti, ma che passo passo vi illustrerà la preparazione dei piatti che sono protagonisti del nostro show.

Nella nostra zona ognuno degli ingredienti che abbiamo scelto è spesso accostato a un piatto classico, ma noi, per rendere la serie più… appetibile a un vasto pubblico, abbiamo deciso di portare in tavola preparazioni nuove e originali. Ciò è servito anche per dimostrare la malleabilità di tali prodotti e infatti in ogni episodio, oltre alla portata principale, avrete modo di vedere quali altre ricette possono essere realizzate.

Un grazie di cuore

Ci teniamo a ringraziare i partner di questa iniziativa, senza i quali niente di tutto questo sarebbe stato possibile. Iniziamo con il supermercato Castelli di A.Baiocchi in Via Farini a Castelnuovo di Garfagnana, dove potete trovare tutti gli ingredienti e i prodotti tipici che abbiamo utilizzato per lo show. Centro Casa di Bonaldi, sempre a Castelnuovo in via Garibaldi, che ha provveduto alla fornitura del materiale necessario per le preparazioni e anche Lia Grossi Arredamenti di Torrite, che ha messo a disposizione gli spazi per registrare tutte le puntate.

I protagonisti

Per questo primo atto la decisione è stata quella di portare alla ribalta i cavalli di battaglia della tavola garfagnina: farina di castagne, farro, formentone 8 file e trota. Alimenti che in alcuni casi sfamano le genti di questo posto da più di un secolo. Ad alcuni abbiamo già dedicato approfondimenti (GUARDA IL DOCUFILM SULLA CASTAGNA E IL METATO) e altri saranno trattati singolarmente più avanti, quando esploreremo la storia e il lavoro che c’è dietro.

Per adesso possiamo dirvi di mettervi comodi e prepararvi per una serie gustosa da cui prendere spunto per mettervi ai fornelli e provare voi stessi a cucinare i piatti che vedrete nei video.

Avete presente le webcam che ci sono oggi sul nostro territorio? Ecco, dimenticatele e preparatevi a ricominciare daccapo

Per contestualizzare al meglio il tema che proponiamo in questo articolo bisogna rispondere prima ad una domanda: cos’è una webcam? Bèh, semplice, direte voi, una webcam è un apparecchio che permette di vedere tramite immagini da pc o smartphone un posto distante. Vero, ma se una webcam fosse anche altro? Concettualmente, infatti, la definizione riportata sopra corrisponde a una visione, per noi, un po’ “antica” e limitata di questa tecnologia. Oggi, per il livello di qualità che offrono e per come sono collocate qui in zona, le utilizziamo esclusivamente per capire in che condizioni sia la strada (webcam San Pellegrino in Alpe) o quanta neve ci sia nei paraggi del rifugio Rossi (webcam rifugio Rossi). Se, però, fossero molto più di questo?

Cosa può essere una webcam?

Abbiamo fatto due chiacchiere con Renato Riva, CEO di Splenditaly e Italy Country Manager per Panomax, un’azienda che ha portato il concetto di webcam a un altro livello. Questi sistemi, infatti, possono contare su tecnologie moderne e molto sofisticate, capaci di offrire immagini a 360° con risoluzione fino a 140 mega pixel e video in 4K, anche di notte. Per capire di cosa stiamo parlando vi lasciamo QUESTO LINK dove poter vedere la qualità e il dettaglio restituiti da tali apparecchiature.

Noi ci siamo imbattuti in queste soluzioni semplicemente navigando su Instagram e ci è bastato un attimo per capire come webcam del genere possano essere un enorme valore aggiunto per la promozione del territorio. Pensate a una di queste sistemate sulla Pania della Croce ad esempio; pensate all’utilità per i fotografi di Lucca, Pisa, Firenze, Versilia ecc di poter monitorare le condizioni a inizio giornata e decidere se salire per portarsi a casa uno scatto mozzafiato. Pensate, poi, al puro spettacolo di poter vedere da casa albe e tramonti passando dalle montagne dell’Appennino e tutta la valle fino al mare della costa. Un modo per avere la Garfagnana sempre con sé, per farla conoscere agli amici di fuori, per godersi momenti unici anche quando impossibilitati e permettere agli utenti (i turisti di domani) di dare un’occhiata a quanto di bello questo territorio abbia da offrire.

Come nasce l’idea

“Tutto è partito da un ingegnere austriaco che ha lavorato per qualche tempo in Sony – ci spiega Renato -. A lui si sono uniti altri esperti nel settore delle immagini a rotazione e insieme hanno fondato Panomax una decina di anni fa. Oggi questa realtà che collabora attivamente tra Austria, Svizzera e Italia dà la possibilità di vedere panorami spettacolari in buona parte del nord Italia. Considerate che arriviamo fino a 3.500 metri di quota e lavoriamo con molte realtà che vedono nel turismo la loro principale fonte di reddito”.

Tecnologie e modelli

“La nostra azienda – prosegue Riva – mette a disposizione più di un tipo di webcam. Si tratta di apparecchi che nella loro interezza arrivano a 6 kg di peso e includono la camera, motore per la rotazione, sistema internet per la trasmissione dei dati, ventole, riscaldatori per l’inverno e l’hausing. Le ultime arrivate in casa sono le GEN 4, modelli che riescono a registrare video a 4K anche di notte e contano su fotocamere mirrorless Fuji riviste dai nostri tecnici per poter offrire scatti a 360° che arrivano fino a 140 mega pixel.

Le GEN 3 sono il modello che stiamo rimpiazzando con le macchine appena citate, ma non per questo sono scadenti, anzi! Anche in questo caso abbiamo la possibilità di avere i 360° di rotazione, immagini da 70 mega pixel e video in full HD. La gamma è composta anche da modelli più tranquilli con 110 gradi di rotazione, ma comunque capaci di scattare foto sia di notte che di giorno, mantenendo le funzioni di time-lapse e archivio delle sorelle maggiori. Ci sarebbe anche un altro modello, ma le potenzialità di resa quanto a promozione del territorio non è la stessa di quelli illustrati”.

I prezzi

La qualità sì paga, ovvio, ma a Renato non abbiamo chiesto quanto sarebbe il costo, bensì l’investimento. “Con i nostri sistemi si parte dai 12.500 euro delle GEN 4, che al momento stiamo promuovendo a 10.500 euro con 2 anni di garanzia, ovvero il prezzo di partenza delle precedenti GEN 3. Queste ultime sono già state dismesse da alcuni clienti e possono essere acquistate per 3.500 euro con 1 anno di garanzia. A ciò bisogna aggiungere i 900 euro di costo d’installazione e il canone annuale per 35.000 fotografie che va dai 2.140 euro delle GEN 4 fino ai 1.908 delle GEN 3”.

Collaudate sul Monte Bianco

“Le nostre webcam temono poche cose, resistono a venti oltre i 200 km/h e possono operare a molti gradi sotto zero (-20/-30).  Grazie ai riscaldatori, poi, anche la galaverna e il ghiaccio non sono un problema. Molti degli impianti sciistici con cui lavoriamo ci dicono che anche nelle condizioni più dure tengono botta e se a oggi non hanno dato problemi nemmeno sul monte Bianco a 3.500 (GUARDA LA WEBCAM) metri di quota, diciamo che si può stare piuttosto tranquilli in generale. Le statistiche, poi, indicano che i fulmini colpiscono 1 telecamera su 50″.

Le nostre considerazioni

C’è poco da aggiungere a dire il vero e chiunque dopo aver visto le immagini di questi sistemi capirebbe istantaneamente le potenzialità a livello di promozione del territorio. Se parliamo di numeri non sono di certo briciole, vero, ma la qualità si paga, si è sempre pagata e sempre si pagherà. Sarebbe una meraviglia avere 2 o 3 di queste sulle Apuane e altrettante sull’Appennino per digitalizzare ancora di più il territorio e offrire la possibilità a tutto il mondo di vedere con i propri occhi quanto la natura ha da offrire qua da noi. Ah! Per i bastian contrari che si attaccheranno alla scusa dell’impatto ambientale, siete mai stati in una cava di marmo? Avete mai sentito la melodia dei macchinari e della montagna che si sgretola? E poi dai, nel 2021 non si riuscirebbe a trovare il modo di camuffare tutto il sistema alla perfezione integrandolo con il resto del paesaggio?

Le condizioni meteo perfette hanno reso possibile affrontare i 900 metri di dislivello dal rifugio Val Serenaia fino alla vetta del tetto delle Apuane

14/02/2021. Mattina presto. Un gruppo di ragazzi si prepara ad affrontare il canale Sambuco del monte Pisanino, la vetta più alta della catena che separa la Garfagnana dalla Versilia. La giornata è fredda, con temperature che scendono di parecchio sotto lo 0 e le condizione della neve sono ottimali per salire da questa via.

A guidare la “spedizione” c’è Cristian Del Checcolo, esperto alpinista locale che conosce bene queste montagne e le sorprese che possono riservare. Per prima cosa, infatti, ci teniamo a ricordare a tutti che queste montagne (soprattutto d’inverno) sono riservate a alpinisti di livello medio-alto e attrezzati per le situazioni più estreme. Anche sui percorsi meno complessi e più scontati è sempre necessario un minimo di preparazione, oltre a calzature adatte e all’occorrenza ciaspole o ramponi.

Chi è il Pisanino

La cima del Pisanino a 1947 metri

Conosciuto come il re delle Apuane è una delle vette più insidiose di tutta la catena e anche d’estate ci vuole molta attenzione, visto che i percorsi che portano alla sommità sono esposti e richiedono un minimo di competenze. D’inverno bisogna sempre tenere conto del meteo, soprattutto se si sale dal lato sud-est come in questo caso. Solo temperature rigide possono garantire condizioni adatte alla salita e i -15 c° registrati quel giorno hanno fatto sì che il manto rimanesse compatto anche durante la discesa, quando il sole bacia questa sponda del monte.

Come è andata?

Uno dei passaggi più tosti della salitaQuesta parte di salita ha un grado di difficoltà compreso tra AD + e D – e si possono trovare pendenze che arrivano a 70 gradi. La parte più complicata è quella centrale, dove ci sono alcune porzioni di roccia scoperta e quindi bisogna prestare particolare attenzione a come si usano piccozze e ramponi. In totale i metri di dislivello sono 900, se si considera come punto di partenza il rifugio Val Serenaia a 1060 metri. Con queste condizioni la squadra è riuscita ad ultimare la salita in circa 4 ore. Una volta terminata la scalati il gruppo si è ritrovato direttamente sulla sommità del Pisanino e non è stato necessario percorrere la cresta che si fa di solito venendo dal canale delle rose, un altro percorso praticabile per raggiungere la cima.

Vista unica

Vista sul versante opposto della Val Serenaia con il monte Grondilice

Una volta raggiunta la cima ci si ritrova faccia a faccia con le alture che incorniciano questo antichissimo bacino glaciale. Il Grondilice è sicuramente l’unico capace di rivaleggiare quanto a imponenza con il Pisanino da questa parte della Valle, ma a svettare è anche il Pizzo d’Uccello, che da qui mette in mostra la sua forma piramidale.

Lago di Gramolazzo e Appennini innevati

Anche lato Appennino la vista regala discrete soddisfazioni, con la catena che ci separa dall’Emilia completamente imbiancata a filo e lo splendido lago di Gramolazzo color verde smeraldo. In basso a destra si vede molto bene anche il paese di Gorfigliano. “Per me è la prima volta quassù con queste condizioni, – commenta Nicola Manfredi, Technical Manager di Garfagnanadream.it – gli sport invernali mi stanno molto a cuore, così come tutte le attività connesse alla neve. Non è stata una passeggiata conquistare la vetta e solo provando esperienze del genere ti rendi conto del perché queste montagne vengano chiamate le piccole Dolomiti. Vorrei ringraziare Cristian e Alessandro per avermi offerto questa possibilità e a tutti gli esperti dico che questa è sicuramente una salita da mettere nella propria collezione.”

Inverno, una risorsa da sfruttare

Fondamentali le competenza in fatto di arrampicata con corda

Abbiamo scambiato due chiacchiere con Cristian in merito alle potenzialità che ci sono a livello turistico con un ambiente del genere e non ci vuole molto per capire che con queste condizioni le Apuane sarebbero una vera miniera per il turismo e gli operatori. “Ovviamente queste non sono condizioni che si presentano puntualmente ogni anno – spiega Cristian -, ad esempio l’ultimo inverno con tanta neve da permettere di praticare queste attività risale al 2017. Non per questo non bisogna valorizzare la montagna al di fuori dell’estate. Anche se in questi contesti è aperta a un pubblico ristretto di professionisti, infatti, bisogna considerare che in tutta la Toscana e in questa zona d’Italia sono le uniche montagne che permettono di vivere esperienze simili a quelle delle Alpi nel nord del paese.”

Un concetto che ci sta particolarmente a cuore, ovvero quello di rendere il territorio appetibile e attraente 365 giorni l’anno, sfatando il mito de “la stagione” che negli anni si è radicato in questa zona contrastando lo sviluppo di un turismo continuo durante tutto l’anno, più spalmato e che permettesse agli stessi operatori di gestire meglio i flussi, con la possibilità di organizzare meglio il lavoro.

Ultima puntata della prima stagione per conoscere alcuni dei luoghi di maggior interesse storico-culturale in Garfagnana

Il quarto episodio della nostra fortunata serie ci porta nel cuore delle Alpi Apuane, ai piedi di massicci come il Pizzo delle Saette e il Sumbra, per vedere da vicino la piccola e suggestiva porzione di terra che ospita uno dei borghi più famosi della Garfagnana. Stiamo parlando di Isola Santa, il fiabesco abitato che si affaccia sulle acque color smeraldo del bacino artificiale che ha profondamente influenzato la sua storia. La nostra guida Virginia Fabbri, vi portiamo a fare un tour virtuale; mettetevi comodi e guardate il video. Vogliamo anche ringraziare il partner di questo episodio Ceragetta Resort, un punto di riferimento per l’accoglienza e la ristorazione in questo luogo, che vi aspetta tutto l’anno a pochissimi minuti dal borgo sul lago.

Posizione strategica

Molto probabile è che le origini di Isola Santa siano legate direttamente alle sue coordinate geografiche. Questa valle,  infatti, è stata fin dall’inizio l’alternativa più facile per raggiungere le coste della Versilia, ancora prima che la Via Vandelli fosse costruita. I primi insediamenti sono antichissimi, ma se ne sente parlare per la prima volta in una bolla del 1260, dove viene riportato dell’esistenza di un “hospitale” che accoglieva i viandanti che attraversavano le Apuane passando per la Foce di Mosceta per recarsi dalla Versilia alla Garfagnana o viceversa.

Isola Santa Garfagnana

La diga: croce e delizia

Nel 1949 viene costruita la diga per lo sfruttamento idroelettrico delle acque della Turrite Secca. Hanno così origine i problemi di stabilità per l’abitato dovuti alle grandi escursioni giornaliere imposte dalla società elettrica di allora (la Selt Valdarno) al livello del lago. Questa situazione viene risolta alla fine degli anni sessanta, ma intanto lo spopolamento è avvenuto e danni irreparabili sono stati fatti. Per saperne di più leggete l’articolo storico a cura di Paolo Marzi.

Siamo arrivati al terzo episodio della nostra apprezzata serie che vuole far scoprire agli utenti alcuni dei luoghi di maggior interesse storico-culturale in Garfagnana. In questa puntata Virginia vi farà conoscere l’area che si trova ai piedi della parte centrale delle Apuane, in particolare quella protetta dal monte Roccandagia, che con i suoi 1.717 metri svetta sopra il comune di Vagli Sotto.

Questa zona racchiude due delle gemme che da sole hanno contribuito in maggior modo alla diffusione del nome Garfagnana negli ultimi anni e visto che sono cariche di storia e leggende ci sembrava impossibile non includerle nella nostra raccolta. Signore e signori benvenuti a Campocatino e all’Eremo di San Viviano. Per questa puntata ci teniamo a ringraziare il nostro partner Bar Ristorante Radicchi di Vagli Sotto, dove potrere godervi pranzi e cene con una vista strepitosa sul lago o ancora approfittare per uno spuntino prima di una bella passeggiata.

CampocatinoA 1.000 metri sopra il livello del mare

Campocatino è un piccolo abitato situato in prossimità di un antico bacino glaciale, da cui ha origine lo stesso nome, ed è composto da piccole strutture molto caratteristiche. Queste venivano chiamate caselli e altro non erano che il luogo dove i pastori, durante la transumanza, riposavano assieme al gregge e alla famiglia.

La storia di Campocatino, però, inizia molto tempo prima. Sappiamo infatti che i primi a colonizzare questo luogo furono i Liguri-Apuani, popolo noto per la belligeranza innata che mise in difficoltà l’espansione dei più grandi degli imperi, quello Romano. Oggi è diventato uno dei luoghi di maggior interesse turistico in Garfagnana e l’atmosfera immutata rispetto al passato riesce a trasportare indietro nel tempo chi si avventura tra i caselli e le stradine.

Luogo di devozione

In un territorio tanto immerso nella natura e lontano dai centri cittadini non poteva che trovare rifugio un personaggio devoto a Dio. Stiamo parlando di San Viviano e dell’eremo che sorge a pochi passi da Campocatino. Un monumento per metà scavato nel fianco della montagna dove, secondo la leggenda, San Viviano si rifugiò dopo aver rinunciato a tutti i suoi averi. Oggi, dopo alcuni interventi, è visitabile tutto l’anno.

Eremo di San VianoQuesta è solo una piccola sintesi di quello che vi aspetta nella terza puntata di questa serie ed il nostro consiglio infatti è di dare un’occhiata al video in apertura. Sul nostro sito trovate tante informazioni relative a Vagli, Campocatino, l’Eremo e le tante attività da fare una volta sul posto. Ricordatevi di consultare alche la nostra sezione dedicata alle Strutture & Servizi per organizzare la vostra vacanza in Garfagnana.

Dopo il grande successo della prima puntata ecco l’episodio dedicato alla Rocca di Ceserana nel comune di Fosciandora

A una settimana di distanza sono 10.000 le visualizzazioni raccolte dal primo video della serie “Alle Origini della Garfagnana”; un grande successo per il nostro team, che ripaga dell’impegno prodigato per la realizzazione di questo format. Format che cerca di mettere in risalto luoghi dove storia e leggenda si incontrano e che fanno parte dell’offerta turistica che la Garfagnana ha da offrire.

Piccolo posto, grande storia

Insieme a Virginia Fabbri, guida escursionistica, stavolta siamo nel comune di Fosciandora, per vedere da vicino una delle fortificazioni più note di tutto il territorio, la Rocca di Ceserana. Una struttura antichissima se si pensa che la chiesa protetta all’interno della cinta muraria viene citata per la prima volta in una bolla papale del 1168. Per molto tempo sotto il controllo degli Estensi, ha sempre avuto bisogno di un sistema difensivo capace di contrastare gli attacchi mossi dai vari incursori.

Proprio per questo nella seconda metà del Quattrocento ebbe luogo la ristrutturazione, anche per garantire la resistenza delle originarie mura alla potenza di fuoco delle armi di quel tempo. Non solo, questo posto è stato anche la base di bande di briganti che la usavano per le incursioni nei territori vicini. Nel XVII secolo fu di nuovo restaurata e vennero edificati torrioni semicircolari che ancora oggi si possono toccare con mano. Infine, nel 1983 il Comune di Fosciandora acquistò il forte apportando i lavori che lo fanno apparire come è oggi.

Ceserana in Garfagnana

Non solo Ceserana

Su questa sponda del serchio c’è più di un’attrazione per cui vale la pena fare un giro. Anche tutti gli altri borghi di questo comune (Lupinaia, Treppignana, Fosciandora e Lupinaia per fare un esempio) sono tutti abitati molto rustici e caratteristici di questo territorio, con custruzioni in pietra, chiese e campanili e piccole vie che si snodano tra le case. In autunno ci sono appuntamenti da non perdere assolutamente come la festa del vino a Riana (ottobre) o la festa della castagna a Lupinaia (novembre).

Si tratta di una zona perfetta anche per praticare svariate attività, come trekking e MTB, grazie alle numerose vie e sentieri che si snodano tra i boschi di questa zona e un’altra località da non mancare è quella delle Prade Garfagnine, un altopiano erboso situato al confine con l’Emilia, che regala una vista splendida e tanto spazio anche passeggiate a cavallo. Sul nostro sito trovate tutti gli spunti per programmare la vostra vacanza in Garfagnana, a noi non resta che augurarvi buona visione.

Ecco on line il primo episodio dedicato ai maggiori luoghi di interesse storico culturale in Garfagnana, protagonista San Pellegrino in Alpe

Unico, inimitabile e dal fascino intramotabile. Negli ultimi anni San Pellegrino in Alpe è stato un vero e proprio motore per il turismo in Garfagnana, capace di attirare turisti da ogni dove grazie alla sua posizione strategica e all’offerta non solo dal punto di vista culturale, ma anche esperienziale. Fa parte delle frazioni del comune di Castiglione di Garfagnana arroccate sui contrafforti dell’Appennino Tosco-Emiliano ed è uno dei luoghi che vale la pena visitare in ogni stagione, soprattutto autunno e inverno.

San Pellegrino in Garfagnana

Non poteva assoluatamente mancare all’interno di questa prima stagione di “Alle Origini della Garfagnana” e proprio la sua posizione dominante a livello geografico ha fatto sì che diventasse l’apripista. Con Virginia Fabbri, guida turistica e presentatrice delle 4 puntate che, lo ricordiamo, andranno in onda ogni lunedì alle 19 fino al 15 febbraio, abbiamo deciso di approfondire l’aura di mistero che ruota intorno al luogo, date le tante leggende di cui è protagonista il patrono San Pellegrino, da cui il paese prende il nome.

Cultura, ma non solo

Questo piccolo villaggio dove il tempo sembra essersi fermato è forse il luogo migliore per spiegare la strategia che ha animato questa serie. La Garfagnana è colma di mete dall’alto valore culturale e già questo basterebbe per avvicinare e richiamare un discreto numero di potenziali turisti. A noi, però, non basta e visto che al centro della nostra offerta c’è il turismo esperienziale abbiamo deciso di mettere in risalto come le cornici che circandano questi luoghi abbiamo moltissimo da offrire per gli amanti delle attività all’aperto.

Il crinale che sovrasta il paese di San Pellegrino in Alpe, infatti, può essere considerato come uno dei parchi giochi più grandi di tutta la Garfagnana. Questo non solo è collegato ad altri borghi o località (Casone di Profecchia, Sillico), ma offre un sacco di spazio per praticare attività disparate, come trekking, escursionismo, MTB, aeromodellismo, parapendio e altro ancora. Mentre d’inverno si trasforma in un paradiso per gli appssionati delle attività su neve, come ciaspolate e sci alpinismo.

Insomma, godetevi questo primo episodio e magari prendete ispirazione per organizzare le prossime vacanze. Buona visione.

L’agenda 2021 per la promozione del territorio passa da un nuovo fomat di intrattenimento dedicato ad alcune delle perle della Garfagnana

Prendete il calendario e segnatevi la data di lunedì 25 gennaio, quando andrà in onda la prima puntata della nostra nuova e prima serie di video dedicata, ovviamente, alla promozione del territorio in chiave storico-culturale. Con questa serie di contenuti vogliamo verificare in primis l’apprezzamento del format stesso, che assumerà sempre maggior centralità all’intro delle nostre produzioni. Crediamo infatti che una volta individuato un tema sia più semplice svilupparlo in capitoli, sia per quanto riguarda l’aspetto della produzione che quello della fruizione da parte degli utenti.

Per questa prima uscita abbiamo dato vita ad una collaborazione con Virginia Fabbri, guida e appassionata di storia e leggende relative a questo territorio. Con lei abbiamo discusso sulla possibilità di creare video che parlassero di alcuni dei luoghi di maggior interesse storico presenti in Garfagnana. Fortunatamente da questo punto di vista la Garfagnana offre molti spunti a livello creativo e individuare i primi 4 protagonisti per questa serie non è stato difficile.

Allerta spoiler

Il titolo della serie è “Alle Origini della Garfagnana”, un nome che vuole chiarire fin da subito l’intento di ogni contenuto, che si prefigge di far scoprire agli spettatori un angolo speciale di questo luogo, attraverso immagini curate e un linguaggio dinamico e confidenziale. Ci siamo gettati sulle mete più famose, anche per cercare di dare ulteriore slancio al progetto, e alla fine a farci compagnia saranno San Pellegrino, Ceserana e la sua rocca estense, Isola Santa e Campocatino con l’eremo di San Viviano.

Questi contenuti vi terranno compagnia fino al 15 febbraio e saranno rilasciati ogni lunedì alle 19:00 (25 gennaio, 1 febbraio, 8 febbriao, 15 febbraio). Non vogliamo solo farvi conoscere più nel dettaglio i soggetti presi in considerazione, ma anche le cornici e i contesti all’interno di cui sono inseriti. Qual è l’ambiente circostante? E quali sono le attività che si possono praticare? Sono alcune delle domande a cui risponderemo. Rimanete sintonizzati quindi e non scordatevi di condividere i vari contenuti sui vostri social con gli amici.